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mercoledì 29 maggio 2013

Quando ho scoperto il Giappone, note e impressioni di un viaggio


TITOLO: Quando ho scoperto il Giappone, note e impressioni di un viaggio
AUTORE: Carmen Vetrone
CASA EDITRICE: Tutti Autori (Lampi di stampa)
PAGINE: 66
COSTO: 15€
ANNO: 2009
FORMATO: 21 cm X 14 cm
REPERIBILITA': Reperibile su internet
CODICE ISBN: 9788848808057

Più che un libro sono appunti di viaggio. Più che appunti sono righe di viaggio... Molto corto, lo si legge in 10 minuti, tra foto e spazi bianchi le pagine scritte sono pochissime, se si aggiunge che costa ben 15€ (scusate la taccagneria...) si potrebbe trarre un costo unitario a pagina o a parola! Ho iniziato da poco ad acquistare i libri on line, ma debbo smettere subito. Se non si conosce già il libro si rischia di acquistare titoli totalmente lontani dai propri interessi. Non c'è nulla da fare, i libri vanno sfogliati prima di essere comprati. Inoltre nelle poche pagine scritte che ci sono i concetti sono così all'osso che rischiano di essere male interpreti. Esempio di pagina54:
“Grande merito dello Shintoismo è stato quello di aver stabilito un legame forte tra religione e figura imperiale: la stirpe imperiale discende direttamente dagli dei e pertanto non si mescola direttamente alle vicende politiche – che vengono rette da Shogun, da governatori – ma funge da osservatore esterno imparziale. Questo ruolo fu perso nella seconda guerra mondiale, quando l'Imperatore decise l'ingresso del Giappone in guerra e fu riconquistato dopo la sconfitta.”
Intanto non lo considererei un “grande merito” quello di aver stabilito un legame tra religione e figura imperiale, ma una vera tragedia, visto quello che ha comportato. Lo Shintoismo fu una operazione ben pianificata dagli oligarchi dell'era Meiji, non per nulla viene chiamato anche Shintoismo di Stato. Una delle leggende dell'epoca Meiji (creata a tavolino) fu che la stirpe imperiale era ininterrotta dalla dea Amaterasu, e questo rendeva la “razza” giapponese pura ed eletta.. Durante lo shogunato l'Imperatore non era un osservatore esterno ed imparziale, ma proprio non si occupava del regno. Primo perché lo Shogun non glielo permetteva, e mi pare che quando ci fu un Imperatore che cercò di riappropriarsi del potere venne anche combattuto (potrei sbagliarmi). Secondo perché l'Imperatore non era considerato dalla popolazione come un re, essendo un dio era lontano dai fatti terreni e dai loro problemi. Non fu l'Imperatore a decidere l'ingresso in guerra del Giappone, ma i militari, che trascinarono la nazione in guerra un poco alla volta, anche se col consenso dell'Imperatore e della popolazione. L'imperatore avallò, dopo il fatto, l'invasione della Manciura del 1931 (mi pare) e poi anche l'invasione del resto della Cina a causa dell'incidente cinese nel 1937, ma non ordinò mai uno di questi 2 atti, furono i militari a deciderli forzando la mano al governo civile. Probabilmente l'Imperatore era anche informato delle intenzioni dei militari, e nel caso migliore non fece nulla per impedirli, cosa che lo rende responsabile di tutto ciò che è accaduto, a dispetto dei tribunali internazionali.
Mi accorgo che ho scritto più parole per criticare 5 righe dell'autrice che per recensire il libro...



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