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domenica 2 giugno 2013

Corso manga, guida pratica al fumetto giapponese


TITOLO: Corso manga, guida pratica al fumetto giapponese
AUTORE: Yoshiko Watanabe e Marco Vignati
CASA EDITRICE: Dino Audino Editore
PAGINE: 126
COSTO: 16€
ANNO: 2010
FORMATO: 21 cm X 15 cm
REPERIBILITA': Ancora presente nelle librerie di Milano
CODICE ISBN: 9788875271732

Nella breve (per fortuna) introduzione al libro gli autori spiegano lo scopo ultimo di questo scritto: è un manuale sul manga. “Nostro compito... è descrivere e insegnare le tecniche per creare un manga”.
Ogni capitolo, quindi, esaminerà un aspetto saliente dei manga, da notare che il libro è sempre correlato di immagini di vari manga a supporto delle spiegazioni date.
Personalmente non sono un gran lettore di manga, né aspiro a disegnarne, nonostante ciò l'impostazione base del libro permette una comprensione valida di molti aspetti del fumetto giapponese.
Unico tratto negativo del libro è il costo sproporzionato rispetto al numero di pagine, ben 16e a fronte di sole 126 pagine... L'esiguità del pagine comporta che ogni capitolo è gioco forza breve, oltre ad illustrare velocemente molti aspetti.

Capitolo 1: Storia del manga
Si ripercorre brevemente la storia dei manga. Dagli antenati dei manga, i rotoli emakimono e le stampe ukiyo-e, passando per Osamu Tezuka, fino ai giorni nostri.

Capitolo 2: Il processo creativo. Differenza tra manga e fumetto occidentale
In occidente il fumetto è creato da due figure, lo sceneggiatore e il disegnatore. Dove il primo crea il soggetto, la storia e la sceneggiatura, mentre il secondo interviene successivamente per lo storyboard e i disegni finali. In occidente è solitamente lo sceneggiatore ad assurgere alla fama dei fans per un fumetto diventato famoso. Il capitolo spiega con un esempio pratico (una storia dello stesso autore Marco Vignati) il processo di creazione di un fumetto italiano. In Giappone, nella quasi totalità dei casi, è solo il disegnatore (mangaka) a creare tutto, lì sono i disegnatori a diventare famosi. Un'altra differenza è la lunghezza del processo creativo. In occidente è formata da varie fasi (idea-soggetto-sinossi-scaletta-sceneggiatura- infine iniziano le fasi disegnate), mentre in Giappone l'idea di un disegnatore per un nuovo manga può essere di poche pagine, con veloci schizzi e brevi testi. I mangaka sono autori completi, sceneggiatori e disegnatori. Quindi un'altra differenza è che in Giappone lo sviluppo di un nuovo soggetto è disegnato, in occidente è scritto. Infatti l'editore giapponese vorrà “vedere” il nuovo manga, mentre l'editore occidentale, invece, vorrà “leggere” il nuovo fumetto.
Il mangaka giapponese, proprio in virtù della sua solitudine creativa, non ha un percorso standard di tipo occidentale. Comunque si possono individuare tre metodi di lavoro:
Nel primo, dopo l'idea iniziale, il mangaka passa ai disegni attraverso schizzi (rough) di layout e abbozzi di tavole. Il tutto ha uno sviluppo totalmente in balia dell'inventiva dell'autore.
Il secondo metodo è più razionale. Il mangaka scrive un racconto senza dialoghi, questo scritto è solo un canovaccio, nessun vincolo, seguiranno sempre i disegni illustrativi.
Il terzo metodo assomiglia a quello occidentale, ed è stato introdotto negli ultimi anni, anche allo scopo di meglio penetrare nel mercato europeo ed Usa. Il mangaka scrive una storia portante, i disegni si adatteranno allo scritto.
Nello sviluppo iniziale di un manga c'è da considerare il mercato editoriale in cui questo dovrà sopravvivere, conquistandosi i lettori. Una serie prosegue se ha un seguito tra i lettori, cioè vende., altrimenti viene interrotta e sostituita da un'altra. Quindi, inizialmente, la trama sarà solo accennata proprio perché non si può essere certi che la serie continui.
Inoltre la creazione di un fumetto o di un manga è influenzata dalla base culturale, in Giappone l'immagine è quasi più importante dello scritto, in occidente lo scritto è più importante dell'immagine. Per questo è lo sceneggiatore che in occidente ha tanta importanza e notorietà, a discapito del disegnatore.
Nel capitolo segue una descrizione particolareggiata del passaggio dall'idea al disegno per quanto riguarda un mangaka, vengono analizzate delle tavole della mangaka Yoshiko Watanabe (l'altra coautrice del libro).

Capitolo 3: La tavola disegnata
In questo capitolo si entra nel particolare della tavola disegnata dal mangaka, sono descritte le tecniche e i vari passaggi per la sua ultimazione. Mi limiterò a riportare i termini illustrati e spiegati:
Il foglio manga” (dove i mangaka disegnano), con spiegazione della sua struttura e del margine tachikiri; il disegno a matita; l'uso di tratti con poche linee; la rappresentazione dei corpi e del panneggio; l'inchiostrazione; l'effetto ombra kakeani; i vari retini; l'assenza quasi totale di chiaroscuri; le tecniche e gli strumenti per disegnare i retini.

Capitolo 4: Romanzo da vedere
Il mangaka si occupa di tutto il manga (ovviamente i mangaka più famosi hanno vari assistenti), e la sceneggiatura ha un ruolo inferiore rispetto al disegno. Riporto un paio di righe degli autori: “L'espressività del disegno permette al racconto di fare a meno delle parole. Per il giapponese, il fumetto è un”romanzo da vedere” e non “un romanzo da leggere”.
Viene ben spiegato il perché e il come il disegno dei personaggi venga alterato (proporzioni, assenza di tratti anatomici etc) per rendere al massimo l'espressività dei loro sentimenti e stati d'animo. Per un giapponese è più importante che il manga che sta leggendo renda l'espressività dei personaggi, invece che il loro realismo. In Tex il disegno dei personaggi e delle situazioni in cui si trovano è statico, l'espressività è data dal balon, dal testo. Nei manga il testo deve essere minimale, altrimenti non sarebbe un “romanzo da vedere”. Topolino, per dimostrare una sua emozione, non verrà mai disegnato con proporzioni alterate o tratti del viso assenti, invece un personaggio dei manga trasmette il suo stato d'animo attraverso l'espressività del suo viso e del contesto della vignetta.

Capitolo 5: La figura umana
Per disegnare una figura umana bisogna rispettare rigorosamente delle proporzioni per ogni parte del corpo, in particolare la testa deve rientrare sette volte nell'altezza del corpo eretto. Queste regole base non valgono per i manga. Anche il disegnatore che più rispetta le proporzioni disegnerà quasi sempre una testa più grande, proprio per poter rendere meglio l'espressività del viso. Un cattivo verrà, addirittura, disegnato con la testa più piccola del corpo, per evidenziarne la piccolezza del cervello. Nei disegni dei robot la dimensione ridotta della testa è lo standard. I bambini verranno disegnati con proporzioni differenti rispetto agli adulti (teste più grandi), e per quanto riguarda i personaggi comici (tipo Doraemon) la proporzione potrà essere anche uno a uno.
Per rendere lo stato d'animo dei personaggi e il contesto in cui si trovano non sarà alterata solo la proporzione della testa, ma tutto il corpo, all'occorrenza, sarà modificato.

Capitolo 6: Il volto
E' brevemente spiegata la forma del viso (e del suo tratto disegnato in base allo stato d'animo che deve rappresentare) in base al carattere del personaggio. Una schematizzazione geometrica che risulta interessante per chi come me la ignorava.

Capitolo 7: Il movimento
I manga rendono più dei fumetto occidentali il movimento e l'azione dei personaggi e delle scene. In questo capitolo sono riportate varie casistiche presenti nei manga (tramite l'analisi di tavole di manga), rendendo bene la differenza coi fumetti americani.

Capitolo 8: Inquadratura e composizione
Nel capitolo è spiegato tutto quello che concerne l'inquadratura, i campi, i piani, la regola “dei terzi” (che forse sarebbe stata più chiara con qualche immagine più dettagliata). Oltre alla singola vignetta viene analizzata la composizione totale della tavola (dove sono posizionate le singole vignette), che per un mangaka non ha vincoli di grandezza e numerici. Mentre in Italia una tavola è divisa in una griglia da 6 vignette di proporzioni simili.

Capitolo 9: Scenografia, prospettiva e architetture
Per rendere “reale” un manga è indispensabile che l'ambientazione (o scenografia) sia credibile. I personaggi possono anche essere disegnati non rispettando i canoni delle proporzioni, visto che sono una creazione del mangaka, ma l'ambiente in cui si muovono è necessario che sia dettagliato. Sia per quanto riguarda la prospettiva, che per il disegno dei singoli oggetti dell'ambientazione. “Nei manga i personaggi sono illusioni che si muovono in un mondo reale”. Anche se in talune situazioni, allo scopo di rendere meglio la comprensione immediata di una vignetta, gli oggetti possono perdere realismo (come il pallone che si deforma perché calciato con potenza, o il campo da calcio che diventa infinito). Per rendere al lettore la sensazione che una vignetta vuole trasmettere (tensione, paura, felicità, amore) anche lo sfondo può perdere il suo contesto normale, diventando irreale (fulmini, fumi, nubi, fiori, cuoricini).

Capitolo 10: I genere e i temi
Una classica panoramica con la descrizione dei vari generi di manga, sia par maschi che per femmine, per bambini e per adulti, etc etc

Capitolo 11: Manga e anime
Viene brevemente descritto il rapporto simbiotici che lega i manga agli anime.

In appendice c'è un breve capitolino sui “mangaka occidentali”, che hanno fatto proprio lo stile giapponese dei manga. Il capitolo è in pratica una breve intervista interessante ad una “mangaka italiana”, Enrica Fastuca.

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