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martedì 28 gennaio 2014

Alle mie amate sorelle



TITOLO: Alle mie amate sorelle
AUTORE: Nakajima Shoen
CASA EDITRICE: Aracne Editrice
PAGINE: 128
COSTO: 9 €
ANNO: 2012
FORMATO: 21 cm X 14 cm
REPERIBILITA': Ancora presente nelle librerie di Milano
CODICE ISBN: 978885485008

Nel primo capitolo la traduttrice, Chiara Candeloro (il cui libro nasce dalla sua tesi di laurea), redige un profilo storico della condizione della donna nell'epoca Meiji. Per esempio si dovette introdurre il termine “robu” dall'inglese “love” per spiegare il concetto di “amore spirituale”, non legato alle passioni, visto che non esisteva una parola in giapponese per riportare un tale sentimento. Infatti fu proprio il contatto, non voluto, con gli occidentali che generò la prima spinta alla rivendicazioni da parte delle donne giapponesi di maggiori diritti all'interno e fuori il nucleo famigliare. La “contaminazione” occidentale sui diritti delle donne avvenne tramite le scuole gestite da occidentali e tramite le riviste femminili (spesso dirette da giapponesi cristiani), proprio queste ultime permisero la nascita di una generazioni di scrittrici “femministe”, tra cui la cristiana Nakajima Shoen. Una parte di queste scrittrici non rivendicava la parità assoluta con gli uomini, accettando il ruolo femminile nella società giapponese (moglie e madre), ma pretendevano la fine delle discriminazioni all'interno del matrimonio e della donna nella società: il concubinaggio, la prostituzione, l'aborto, il diritto al voto, l'istruzione, l'eredità etc.
Il secondo capitolo illustra brevemente (tre pagine) la vita, terminata a soli 37 anni, di Nakajima Shoen. Basta accennare che a soli 16 anni fu chiamata a corte per istruire l'imperatrice Shoken. A 19 anni era già la più importante conferenziera del Giappone, e fu anche la prima donna a parlare in pubblico, motivo per il quale fu arrestata e messa in prigione.
Dal terzo capitolo viene tradotto lo scritto della Nakajima dal titolo “Alle mie amate sorelle”, “Doho shimai nitsugu”, pubblicato dal 1884 (la Nakajima era nata nel 1863!) in dieci parti sul giornale liberale “Jiyu no Tomoshibi” (“Il faro delle libertà”). Lo scritto tradotto da Chiara Candeloro è corredato dalle note del professor Takada Chinami.
I dieci interventi della Nakajima sono rivolti direttamente alle sue compatriote (ed anche agli uomini), smontando e ridicolizzando le tesi di allora degli uomini che motivavano l'inferiorità della donna per giustificarne la sottomissione.
Il testo penso che resti comprensibile anche a chi non conosca il periodo storico e la situazione sociale in cui visse l'autrice, meglio sarebbe, comunque, integrare questa lettura con qualche libro storico: Saggistica storica (non solo di epoca Meiji)
Nakajima Shoen inizia così il suo scritto:
“Mie amate sorelle, maggiori e minori, perché siete così irragionevoli? Perché i vostri animi sono insensibili? Molte persone si risentono e non approvano che io mi rivolga in questo modo impertinente a tutte le sorelle del mondo, probabilmente pensano che io sia impazzita, o perlomeno ridicola; ma non sono forse proprio le donne a dover sapere quello che ho da dire? Da donna matta quale sono, ho approfittato quindi della sezione letteraria di questo giornale, il Jiyu non tomoshibi; che io sia pazza o ridicola, in entrambi i casi temo che la gente comune mi deriderà, ma sappiate che se voglio rivolgermi in modo gentile alle nostre sorelle compatriote c'è un motivo profondo, ovvero sono sinceramente preoccupata per il mio paese.”
Di seguito illustrerò molto succintamente (quindi con qualche forzatura) il contenuto dei dieci interventi di Nakajima Shoen.
Nel primo intervento contesta la superiorità maschile basata sulla forza fisica.
Nel secondo equipara la sottomissione della donna alla legge del più forte in campo animale, inoltre elenca una serie di donne giapponesi e straniere di importanza storica.
Nel terzo spiega che, se il numero di uomini famosi è incommensurabilmente maggiore di quello delle donne famose, ciò è dovuto solo alla maggiore istruzione maschile.
Nel quarto contesta la superiorità maschile dovuta alla maggiore ricchezza, in quanto le donne non ereditavano mai nulla.
Nel quinto argomenta come l'amore tra uomo e donna implica il rispetto reciproco, se il rapporto è basato sul potere dell'uomo sulla donna non vi può essere amore, causando l'infelicità della coppia e dello stesso uomo.
Nel sesto ridicolizza l'idea che la parità tra uomo e donna non possa esistere perché altrimenti il matrimonio sarebbe una continua lite (dato che la moglie non dovrebbe più obbedire al marito), portando al divorzio sistematico delle coppie.
Nel settimo si rivolge direttamente agli uomini (dato che la rivista era letta anche da uomini) chiedendo loro che senso abbia il loro sforzo di modernizzare il paese senza riconoscere pari diritti alle donne.
Nell'ottavo si chiede quando i diritti vennero tolti alle donne, continuando a chiedersi perché gli uomini non si decidano a restituire questi diritti e perché non si vergognino di non farlo. Concludendo col domandarsi perché, se l'uomo è così superiore, non riconosca il suo errore.
Nel nono la Nakajima nota come l'uomo si lamenti della reazione (protesta) femminile, ma questa nasce dal sopruso dell'assenza dei diritti, basterebbe far cessare l'ingiustizia per far finire la protesta femminile.
Nel decimo ed ultimo intervento smonta una delle argomentazioni preferite dagli oratori giapponesi per giustificare la sottomissione della donna giapponese, cioè che neanche in occidente esiste la parità tra uomo e donna. La Nakajima, pur ammettendo che ciò sia vero, fa risaltare i casi in cui la donna occidentale gode di maggior rispetto e tutele.
Concluse le argomentazioni di Nakajima Shoen la traduttrice analizza il testo dal punto di vista linguistico, ovviamente questa parte risulterà interessante per chi conosce il giapponese scritto.
Il successivo capitolo analizza le capacità argomentative degli scritti politici di Nakajima Shoen, che utilizzava contemporaneamente la logica e i sentimenti.
L'ultimo capitolo è incentrato sulle difficoltà di tradurre un testo del genere, e della metodologia utilizzata per tradurre gli scritti di Nakajima Shoen, anche questo capitolo risulterà interessante per chi conosce il giapponese scritto.

La quarta di copertina:

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