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giovedì 30 ottobre 2014

Guerre Stellari, epica di fine millennio


TITOLO: Guerre Stellari, epica di fine millennio
AUTORE: Gianni Bergamino e Pier Giuseppe Fenzi
CASA EDITRICE: Punto Stop
PAGINE: 126
COSTO: 7,5 €
ANNO: 1999
FORMATO: 17 cm x 12 cm
REPERIBILITA': Reperibile su internet
CODICE ISBN: 9788886945202

Intanto il libro si intitola "Guerre Stellari", e non "Star Wars", e per chi lo vide al cinema da bambino aver lasciato il titolo italiano è già un segno di sintonia con gli autori.
Ovviamente questo libricino su Guerre Stellari è un po' datato, ma le considerazioni sui primi (cronologici) 3 film restano valide. Gli autori cercano di spiegare che Guerre Stellari ha colto il bisogno dell'uomo/ragazzo moderno di leggere racconti mitici/epici, anche se i tempi parrebbero ormai considerare questo tipo di storie relegato ai libri scolastici. Come fece Tolkien, anche Lucas creò un nuovo mondo realistico, in cui noi ragazzini ci identificammo. 
I capitoli che considero ancora attuali sono dal primo al quarto (vedi scan appena sotto con l'indice), e poi il l'ottavo sulle stupende musiche di Williams.
Nel libro si accenna anche al film "La minaccia fantasma" del 1999, ma gli autori non lo avevano ancora visto, quindi l'analisi si concentra essenzialmente suigli episodi IV,V e VI.
Nel 1999 non avrei mai potuo immaginare che la Disney si sarebbe comprata il mio "Guerre Stellari"... mentre era immaginabile che Lucas ci avrebbe fatto più soldi possibile, chiamiamolo scemo!



lunedì 27 ottobre 2014

Spiriti e folletti (volume 6, 1976) - collana "Il mondo dell'occulto" Rizzoli



TITOLO: Spiriti e folletti (volume 6, 1976) - collana "Il mondo dell'occulto" Rizzoli 
AUTORE: Frank Smyth
CASA EDITRICE: Rizzoli
PAGINE: 144
COSTO: 8€ (variabile)
ANNO: 1976
FORMATO: 26 cm X 21 cm
REPERIBILITA': Reperibile su internet 
CODICE ISBN:
Quarta puntata della pubblicazione in stile Voyager, la trasmissione di Roberto Giacobbo, questa volta sono gli spiriti e i folletti ad essere protagonisti, che in realtà sono presenti anche nelle altre pubblicazioni, ma mi pare superfluo sottilizzare.
Anche questo sesto volume (purtroppo non posseggo la collana completa) è zeppo di umorismo, involontario. 
Come nei precedenti volumi che ho scannerizzato ("Il mondo dell'occulto") anche in questo ci sono spesso delle prove indirette dei fenomeni paranormali, più che altro delle prove "false", ma non nel senso che non sono vere, non mi permetterei mai... ma nel senso che vengono mostrati fotomontaggi per dimostrare che esistono anche i non-fotomontaggi. 
Nella pagina fa bella mostra di se una foto con fantasma, spirito o poltergeist, ma nella didascalia si specifica che la foto è un falso, ma allora perché la pubblicarono?
Mi sono convinto che il ragionamento dei curatori della collana fu che se ci sono dei falsi ne consegue che esistano anche dei "veri". Altrimenti l'alternativa sarebbe che avevano bisogno di qualcosa per riempire il libro, e si fossero limitati ad inserire solo foto non palesemente tarocche ci sarebbe stato solo scritto, niente immagini, ma sono conscio che non è la spiegazione corretta.
Benché sconvolgerò l'ordine corretto delle scan che ho fatto, non mi posso permettere di iniziare se non con queste due stupende foto!
Quella di sinistra potrebbe essere interpretata in svariate maniere, ma non lo farò :]



Dopo essermi asciugato le lacrime torno all'ordine corretto: l'incipit di questo sesto volume.

sabato 25 ottobre 2014

Go Nagai Robot Collection 40 Generale Ardias




Quarto Generale dell'esercito di Mikenes, dopo Drayato, Scarabeth e Angoras, tocca al più mostruoso dei mostruosi generali: Ardias.
Se durante la visione dell'anime ad Angoras non avevo notato la pinna a ventaglio posta sotto il sedere, e mi erano altresì sfuggite le zampe di pollo di Scarabeth, senza contare che la codona di Drayato in 3D è assai più invadente, per Ardias mi ha un po' imbarazzato quel rosa tipo il sommergibile del film "Operazione Sottoveste"...
Il rosa c'era anche nell'anime, ma passava più inosservato, a dire il vero io quasi non me ne ero accorto (forse una rimozione inconsapevole?), adesso è ben visibile, ed il generale dei mostri mostruosi e spettrali che va in giro con tutto quel rosa lo rende assai meno mostruoso e molto più hellokittuoso...
Mi ha felicemente sorpreso vedere che l'asta della falce è assolutamente dritta, quasi mi son commosso di non essermi ritrovato con un'altra Regina Himika. Il che mi ha fatto pensare che non era tecnicamente impossibile produrre il modellino con un ritiro corretto del materiale.
La posa è standard, forse la testa è un po' piccola, non mancano le sbavature, però sotto la media della GNRC, peccato che la più evidente è proprio sul muso della testa posta sul braccio sinistro.




Pare che abbia il rossetto... se ci aggiungiamo tutto quel rosa... pare un Ardias un po' frùfrù...



giovedì 23 ottobre 2014

Le campane di Nagasaki



TITOLO: Le campane di Nagasaki
AUTORE: Takashi Paolo Nagai
CASA EDITRICE: Luni Editrice
PAGINE: 137
COSTO: 16 €
ANNO: 2014
FORMATO: 21 cm X 14 cm
REPERIBILITA': Ancora presente nelle librerie di Milano
CODICE ISBN: 9788879844246

Ci sono due tipi di libri inerenti Hiroshima e Nagasaki: quelli di taglio saggistico e quelli che riportano testimonianze dirette dei fatti accaduti.
Le conclusioni dei saggi sul bombardamento statunitense delle due città nipponiche si possono contestare o meno, ed il mio punto di vista (ammesso conti qualcosa) è quello contenuto nel saggio “Hiroshima e il nostro senso morale, analisi di una decisione drammatica”. 
Per questo ho trovato la premessa al racconto di Takashi Paolo Nagai totalmente scollegata dal periodo storico, quasi che gli americani si fossero svegliati una mattina a avessero deciso di nuclearizzare il Giappone per semplice diletto.
Mentre ritengo che le testimonianze dirette vadano solo lette ed apprese. Facendo tesoro di ciò che gli autori hanno cercato di trasmetterci, e cerando, per quel poco che è possibile, di capire cosa quelle persone dovettero affrontare.
In “Le campane di Nagasaki” il cattolico Takashi Paolo Nagai ci racconta il prima, il durante ed il dopo bombardamento atomico, avvenuto per mano di cristiani come lui.
Forse a livello psicologico il suo racconto è più coinvolgente proprio perché l'autore era cattolico, ed il suo nome è più italiano che italiano non si può.
Takashi Paolo Nagai era un medico radiologo dell'ospedale universitario di Nagasaki, quindi conosceva gli effetti delle radiazioni sulle persone, infatti sono riportati con tono quasi asettico i sintomi da irradiazione atomica.
Oltre al valore emotivo di queste testimonianze, trovo interessante leggere delle informazioni indirette di quel periodo, specialmente sull'appoggio che il popolo dava alla cricca militarista (in cui includo anche il “pacifista” Hirohito). L'indice del fanatismo di quel Giappone, coltivato nei precedenti 40 e passa anni, è che pure un cattolico si disperasse per la resa, per la sconfitta, per la vergogna di essere occupati dagli americani. Nello scritto di Takashi Paolo Nagai non si legge mai una critica all'operato del tanto amato Hirohito, che non solo fu a favore della guerra, ma non ebbe neppure il coraggio di imporre la resa dopo il primo bombardamento, attendendo il secondo.
All'inizio del libro viene raccontato di un ragazzo che esprime dubbi sull'esito della guerra, dubbi subito zittiti da altri suoi coetanei studenti di medicina.
Il racconto di Takashi Paolo Nagai contiene numerosi dialoghi, qualche volta un po' confusionari per come sono esposti, comunque sempre toccanti e tremendi.

martedì 21 ottobre 2014

Libro pop-up Banso di "Attack No.1" (probabilmente il manga)


Ho faticato per trovare il titolo corretto di questo libro pop-up, benchè sia evidente dagli ideogrammi appena sotto alla scritta "Banso" che è "Attack No.1", non ritengo sia riferito all'anime, ma al manga, a cui la prima serie tv del 1969 si ispira.
Infatti i personaggi che si possono vedere in questo libro pop'up, in primis nella copertina, non mi pare corrispondano del tutto a quelli dell'anime.
Ho cercato sul web varie immagini dei personaggi, per confrontarli con quelle presenti nel libro pop-up, e mi pare proprio ci siano personaggi un po' differenti. Posso immaginare che quando si è trattato di passare alla serie tv qualcosa sia stato cambiato, ma è solo una mia ipotesi. C'è da dire che io non sono un esperto dell'anime, da bambino vidi qualche puntata della prima serie tv, e non ho mai letto il manga. Quindi non riesco a collocarlo con precisione.
Dell'anime ricordo gli allenamenti massacranti in pieno stile "Akakichi No Eleven", il fatto che molte compagne di classe lo vedevano e... basta, non ricordo altro :]
Poi il fatto che i giapponesi si ostinino a scrivere in giapponese non è che mi abbia aiutato molto nella ricerca di informazioni :] 
Resta la bellezza del libro pop-up, che mostro con il consueto mini video (senza commento alcuno, visto che spesso le porzioni di BGM che inserisco mi vengono contestate da You Tube).
P.S.
Ringrazio di nuovo sentitamente Taisen e Cinzia che mi hanno recuperato questa chicca in un Mandarake di Tokyo :]

Edit del 19 aprile 2015:
Ho chiesto ad una esperta della serie delucidazioni sul soggetto originale, mi ha risosto cortesemente Sabrina di http://www.nekobonbon.com/:
Venendo al libriccino, le immagini sono chiaramente riprese dal manga, la serie tv aveva un design leggermente diverso.
Ma in Giappone questo tipo di prodotti “usa e getta” è abbastanza frequente, soprattutto per i manga/anime di quegli anni si ebbe la pubblicazione di una miriade di libriccini di tutti i tipi.
Erano chiaramente pensati per bambini perché erano libri da colorare (i famosi “nurie”), oppure popup tipo il tuo, o brevi racconti (illustrati anche malamente a volte) che talvolta riprendevano la trama originale mentre altre volte erano piccole avventure realizzate ad hoc. Quando mi metto a spulciare sui siti giapponesi alla ricerca di foto per la pagina dei gadget che inserisco in quasi tutte le sezioni, vengo sempre sommersa da prodotti di questo tipo.
Ora credo siano un po’ passati di moda, si trovano per lo più inerenti a manga/anime fino agli anni ’90, francamente credo che i bambini moderni adesso apprezzino altri tipi di gadget :)


        


domenica 19 ottobre 2014

TV Sorrisi e Canzoni n° 42 21-27 ottobre 1979 "Arriva Remì"


Sapevo che gli occhialini in 3D per vedere Remì tridimensionale erano stati distribuiti con il Radiocorriere Tv e con alcune riviste per bambini, non sapevo che erano stati veicolati anche con Tv Sorrisi & Canzoni. Ed ecco qui il numero 42 dell'ottobre 1979, che non solo contiene un articolo sul nuovo cartone animato giapponese che verrà trasmesso per la prima volta lunedì 22 ottobre 1979 (praticamente 35 anni fa oggi!), ma financo i mitici occhialini "per vedere la TV in rilievo", come recita la prima pagina.
Di questa prima trasmissione tridimensionale per la tv avevo già accennato in due post, "Lacrime giapponesi" e "Allegri che c'é da piangere", ed un terzo per la proiezione al cinema, "Heidi, Goldrake, Mazinga e Remì al cinema".
Questo quarto è di certo il più approfondito, specialmente riguardo l'uso degli occhialini, che io pensavo funzionassero solo con le televisioni a colori, mentre il giornalista ci informa che funzionavano anche con quelle in bianco e nero, benché io sia ancora un po' scettico.
Largo spazio è dato alla trama del Remì del romanzo originale, praticamente viene spoilerata tutta la storia...
Dalla copertina si può notare che c'erano due tipi di occhialini, uno per le femminucce, a forma di gatto, l'altro per i maschietti di fattura più robotica. Questo numero regalava quelli con gli occhi a forma di gatto.
Qui sotto viene ben spiegato quale fosse il funzionamento delle lenti polarizzate e del fatto che il cartone era stato disegnato con una tecnica apposita (disegni fotografati su tre piani differenti) proprio per far risaltare il 3D.


 


Oltre all'articolo su Remì e sugli occhialini in 3D ho scannerizzato gran parte della rivista, ma non tutta, in quanto consta di ben 147 pagine (a cui vanno sommate quelle dell'inserto dei programmi locali). Ho completamente tralasciato un certo numero di articoli su attori, cantanti e programmi tv vari, che non mi son parsi particolarmente interessanti. Mentre ho scannerizzato tutti i programmi tv, che nell'inserto locale (dato che non erano ancora assieme alle tv nazionali) presentano quelli della Lombardia, quasi mi sono commosso a vedere i nomi di quelle tv private locali ormai scomparse: Milano TV, Antenna Nord, Telealtomilanese, TRM2, TVM66, TV Libera Lombarda, Tele Monte Penice, Teleradiocity, Tele Radio Reporter.

sabato 18 ottobre 2014

Go Nagai Robot Collection 39 Ministro Zuril



Per prima cosa ci tengo ad affermare che il Ministro Zuril farebbe la sua porca figura in qualsiasi governo italico, e, molto probabilmente, anche meno danni...
Ho trovato bella l'idea di immortalarlo con in mano uno dei suoi piani diabolici (tipo la messa in sicurezza dei fiumi di Genova...), anche se mi sembra strano che su Vega usino ancora la carta, sarà una slide!
Il disegno in copertina mi fa un brutto effetto, pare quasi che non abbia il bacino, le gambe sembrano attaccate direttamente al torace, magari sono io che lo interpreto male.
Le ultime due uscite sono avvenute di sabato, non so se la Fabbri ha cambiato giorno o al distributore gli girava così.
Nello sfogliare il fascicolino-ino-ino ho avuto un tuffo al cuore, certe delusioni possono ferire anche un uomo adulto(?): in questo numero non è presente la rubrica "La galassia dei ...", nè "dei professori" nè "dei cattivi" nè "dei piloti".
Un vuoto si è aperto nella mia vita, cosa farò questa settimana senza "La galassia dei ..."?!
La rubrica è stata sostituita da... da... da... immagini!
Si sentiva la mancanza di qualche disegno, fino ad ora su 11 misere pagine solo 6 erano di immagini/disegni, ora siamo a 8!
Ringrazio sentitamente il curatore di questo fascicolino-ino-ino, che era stato spacciato come una "enciclopedia".
Le sbavature di colore non le sottolineo, ormai sono una (s)piacevole consuetudine, c'è da dire che la scan tende a farle risaltare.





giovedì 16 ottobre 2014

STOP settimanale di attualità, politica(?) e cultura(?!) - N° 1581 del 19 gennaio 1979 - Subbuteo!



Solo chi ha avuto la sventura di sfogliare uno STOP negli anni 70 e  80 può capire il tipo di giornalismo che vi era ospitato, basta dire che con le leggi di oggi sul diritto alla privacy gran parte di quegli articoli (e soprattutto delle foto) non si sarebbero potuti pubblicare.
La rivista di "attualità, poltica e cultura" ospitava il campionario dei drammi più atroci capitati nelle città e province italiane.
Le foto erano la parte succosa della rivista, in fondo era un settimanale di spettegulèssss:
foto di bambini in ogni dove, pure ammalati, nel letto di ospedali dopo operazioni rischiose, oppure nel letto di casa a dimostrazione di qualche malattia che li rendeva infermi;
foto di personaggi famosi sempre in ospedale, magari dopo gravi incidenti, scatti rubati in pronto soccorso, con il paziente non cosciente (probabilmente grazie alla complicità di qualche addetto);
articoli di cronoca nera, ma che più nera non si poteva.
Il contenuto è assimilabile ad una edizione di Studio Aperto o del TG4, ma all'ennesima potenza (negativa).
C'è da dire che il target della rivista era abbastanza vario, in quanto, oltre ai classici articoli di gossip sui personaggi famosi di allora, c'erano articoli di carattere religioso su svariati miracoli operati da Papi/preti/suore, articoli sul paranormale e sugli UFO (delle vere perle!), articoli sulla politica (con un taglio prettamente truce, tipo le vicende di Aldo Moro), articoli sullo sport, articoli sulla salute e consigli sulla casa, e alla fine della rivista c'era un romanzo pubblicato a puntate.
In particolare non avrei mai pensato che anche nel 1979 i calciatori potessero avere tanto spazio, e non solo riguardo a mogli/fidanzate/amanti, ma in semplici articoli sulla loro vita quotidiana.
E poi si trova l'articolo che non ti aspetti: quello sul Subbuteo!!!



martedì 14 ottobre 2014

Yamato, mensile italo giapponese - Febbraio 1942


Talvolta incappo in piccoli tesori, fino ad allora a me sconosciuti, infatti non sapevo proprio che esistesse questa pubblicazione mensile risalente al 1942. Lo scopo della rivista era diffondere la conoscenza del Giappone in Italia, visto che le due nazioni erano alleate, e penso che il cittadino patriota italico al massimo sapesse dove fosse collocato geograficamente il Giappone, niente di più.
Trovo interessanti queste pubblicazioni per vari motivi. In primis perché descrivono un Giappone che non esiste più (ed in alcuni casi è una vera fortuna...), e tra queste pagine si leggono usanze e tradizioni che probabilmente sono scomparse. Inoltre per il fatto che c'è chi ancora nega che in quel periodo storico il Giappone commise gravi crimini contro l'umanità, e che questi crimini furono causati dal fanatismo raziale. Questi scritti dimostrano quanto fosse ben riuscito l'inculcamento delle dottrine imperiali nella popolazione, e a cosa portarono. Infine, pur nella loro drammaticità storica, trovo esilaranti i toni da "Istituto Luce" di questi scritti, che ritengo possano servire come monito ad evitare nuovi fanatismi militareschi.
La cosa che ho trovato strana è che siano presenti molte pagine pubblcitarie di aziende italiane, ma in una rivista scritta in italiano per far conoscere il Giappone agli italiani non avrebbe avuto più senso trovate réclame di prodotti giapponesi esportabili in Italia?
Il formato della rivista è molto grande, 34 cm X 25 cm, di contro il carattere dello scritto è quasi micriscopico, ho dovuto, quindi, fare più scan per ogni singola pagina.
La numerazione delle pagine non parte dal numero 1, in quanto questa pubblicazione alla fine dell'anno sarebbe dovuta essere rilegata in un unico volume, essendo questo il secondo numero le pagine vanno dalla 34 alla 63.




domenica 12 ottobre 2014

Ken Falco e il Superbolide - Machine Hayabusa - Cofanetto DVD Yamato Video


Oltre alle serie più note, che sono entrate nel cuore un po' di tutti gli ex bambini, esistono cartoni che esercitano un fascino particolare pur non essendo particolarmente famose o citate, personalmente Ken Falco è una di queste, anche grazie alla splendida sigla dei Superobots!
Fu in assoluto tra le prime serie che vidi da bambino, e a Milano veniva trasmessa da Antenna Nord, successivamente fagocitata dalla Fininvest quando aveva già cambiato nome in Italia 1.
Se la serie “Ken Falco e il Superbolide” fosse un videogame non sarebbe di certo un gioco di simulazione come "Gran Turismo", ma piuttosto un arcade alla Micromachines V3. A differenza per esempio di “Grand Prix”, che si sforza di essere il più realistico possibile, “Ken Falco e il Superbolide” è tanto surreale quanto spietato. Oltre alle manovre automobilistiche che vanno ben oltre i limiti della legge di gravità, della fisica e del buon senso, non si contano i veicoli distrutti con relativi deceduti. 
In questa serie arrivare al traguardo per primi non significa solo aver vinto una gara, ma il più delle volte è l’unico modo per sopravvivere! 
Nella prima puntata ho contato ben sei incidenti probabilmente mortali, viste le relative esplosioni di auto, nei primi due o tre minuti. Si potrebbe obbiettare che gli incidenti nelle corse automobilistiche possono capitare, se non fosse che qui abbondano auto con rostri, tenaglie accuminate, mine terrestri, bombe terremoto e non mancano neppure le onde sonore ipnotiche.
La serie meriterebbe una recensione super dettagliata (qui mi limiterò alle puntate presenti nel primo DVD), benché lo sforzo sarebbe mostruoso, infatti ogni puntata contiene scene che vanno ben oltre l'immaginazione umana, divertentissime e surreali, piene di enfasi, capaci veramente di farti tornare bambino, a patto di mettere da parte per soli 20 minuti il senso critico.
Basta pensare ad una delle scene che fin da bambino mi sorprese, e su cui mi dilungherò più sotto, l'esplosione di un bob singolo! Che manco esiste come sport invernale!
Un amico mi ha fatto notare che lo sport praticato da Uragano Harry è lo skeleton.



Il cofanetto Yamato Video costa in pre-order 42,50€ (50€ a prezzo pieno), contiene 4 DVD e un booklet di 39 pagine. Le tracce audio sono due: quella col vecchio dopiaggio italico (con Tony Fusaro/Ken Hayabusa!) e quella in giapponese.
La cosa interessante è che i sottotitoli non sono la riproposizione del doppiaggio italiano del 1979 (come talvolta capita nei prodotti Yamato Video e non solo), ma la traduzione dei dialoghi originali giapponesi. Questo permette di capire meglio alcuni punti della serie in cui il dopiaggio nostrano fece un po' di confusione oppure commise qualche errore, tipo quando nella terza puntata danno per morta da 5 anni la madre di Kamikaze, per poi vederla viva e vegeta nella nona puntata (ne mostrerò vari fermo immagine più sotto).
Non che il poter leggere i veri dialoghi sveli chissà cosa, però permette di apprezzare un minimo di senso logico nella storia.: ok, è un cartone per bambini, nonostante questo, però, i dialoghi avevano un senso!
Come in tanti altri anime viene esaltato lo spirito gruppo (in ottemperanza al proverbio giapponese "Il chiodo che sporge viene preso a martellate"), infatti Ken inizialmente si comporterà in modo molto egoistico ed egocentrico, ma, ben presto, comprenderà quanto sia importante il gioco di squadra, dato che spesso gli altri membri del team Saionji sacrificano le proprie auto per far vincere Hayabusa.
La scuderia Sayongi si scontrerà in ogni gara con una misteriosa organizzazione che cerca di prendere il controllo di tutto il settore delle gare automobilistiche: la Black Shadow. 
Al comando della Black Shadow, chiamata anche Ambaver, c’è l’efferato Ayab Modil Dick (alias Berny Cramer) che veste un’armatura medioevale con tanto di maschera di ferro. Nella Black Shadow errare non è consentito, e l’errore costa sempre la vita. Degno vice di Ayab è il Barone Nero, che non si farà scrupolo di uccidere persino i suoi piloti pur di sconfiggere la scuderia Sayongi. Per chiudere in bellezza le automobili della Black Shadow sono progettate dal Dottor Mefist. 
Durante la serie si susseguiranno molti piloti della Black Shadow, quasi tutti ben caratterizzati e con nomi molto evocativi:
Jack la Spada;
Romi Anthoit, una ragazza che s’innamorerà di Ken;
Uragano Harry, alias Harry Jerome, amico di Muzu;
Jackel;
Killer Kid;
Rose Kelly, detto Kelly la rosa;
Falco Portentoso;
Haller Shall;
Will Play;
Tony Lucente, che è in realtà un giornalista infiltratosi nella Black Shadow;
I Fratelli Gailer, chiamati il Duo Infernale;
I Fratelli Kaiser e Igo Di Wolf.
Per ultimo l’avversario che, non solo è il meglio caratterizzato, ma darà più filo da torcere a Ken: 
Riù Stella Cadente. 
Nel momento in cui sarà affidata a Riù l’auto che può effettuare il “Quick Covering Wheels” (altra fantasmagorica e geniale invenzione di questo anime!), per Ken sarà arrivato il momento di assaggiare molta polvere. Saranno i duelli tra i due a far nascere tra loro una stima reciproca e una forte amicizia.
Nell’ultima puntata i nostri eroi percorreranno un circuito che partendo da Montecarlo li porterà dritti dritti in Piazza del Duomo a Milano! 

sabato 11 ottobre 2014

Go Nagai Robot Collection 38 Mikeros



Questa settimana il distributore non ha distribuito, l'edicolante non ha potuto edicolare, e il cliente non ha potuto clientelare, così la 38esima uscita è uscita solo stamattina. 38esimo numero che contiene il terzo mezzo di combattimento dei cattivi presentato dalla GNRC, dopo la Nave Madre di Vega e l'Astronave della Regina Himika, arriva Mikeros, direttamente dai cieli sotterranei dell'Impero di Mikenes!
I modellino ha una sua bella consistenza fisica, un po' come tutte le altre uscite, ritengo sia fatta bene, anche se, forse, i modelini di astronavi sono meno problematici dei personaggi umani o alieni, mancando loro il punto debole della posa.
Magari, però, con una delle quattro bocche parzialmente estratta avrebbe fatto più scena da combattimento, ma sono opinioni.
Pecato solo per le numerose sbavature di colore, presenti in tutti i finestroni alla "open space" di Mikeros, praticamente non ce n'è una che sia venuta fuori coi contorni puliti.
Ho sempre trovato particolarmente affascinante il design "antico" di questa astronave, quasi quasi ti immagini che se veramente l'avessero progettata i micenei l'avrebbero fatta così.
Leggo sul web che esiste una minaccia concreta che il piano dell'opera venga esteso oltre, molto oltre, le 50 uscite programmate, in modo da cacciarci dentro come "special" a prezzo maggiorato (che ancora non si sono visti) alcuni modellini necessari a completare dei gruppi ben definiti di personaggi (come i 7 Generali di Mikenes). Mi auguro vivamente che ci evitino questa bella furbata...




martedì 7 ottobre 2014

Atlas Ufo Robot - cartonato Giunti Marzocco aprile 1978


Questo cartonato di Goldrake non è per nulla raro, è facilmente reperibile sia alle fiere del fumetto che sul web, e a prezzi più che normali, quindi perchè lo "onoro" di una recensione?
Parto un po' dai tempi di Carlo Cudega...
Quando leggevo questo libro da bambino mi lasciava una strana sensazione, un dubbio che mi ha attanagliato fino ad oggi... certo, era Goldrake, ma la storia era differente. Il librone argentato della Giunti Marzocco ripercorreva le prima puntate della serie, ma cambiando parecchi particolari, neppure secondari, senza contare che c'erano anche dei nomi sbagliati...
Oggi si potrebbe dare la colpa al pressapochismo di quelle prime (e anche seconde...) pubblicazioni, stampate in fretta e furia allo scopo di cavalcare l'inaspettato successo di Goldrake, in realtà mi sono reso conto grazie ad altro materiale in mio possesso che la storia presentata in questa era, secondo me, di diretta emanazione francese.
Probabilmente ho scoperto l'acqua calda, ma per chi si è sempre lavato con quella fredda è sempre una scoperta piacevole :]
Tralasciando per un momento gli erroi riguardanti nomi e trama, la prima cosa che non mi tornava era la data di pubblicazione di questo cartonato: aprile 1978.


Considerando che la prima puntata italica risale al 4 aprile 1978, mi ha sorpreso che praticamente a fine mese il cartonato Giunti Marzocco era già disponibile nelle librerie.
Poi una strana (delle tante) immagine del libro della Giunti mi ha fatto tornare in mente l'orrendo album di figurine francese di Goldrake: Goldorak - Americana France album 1978.
Dove avevo visto Actarus con la bandana rossa?


Mais oui! Sce sui Catherine Deneuve!

domenica 5 ottobre 2014

"Una lacrima a transistor", di Maria Novella Oppo - l'Unità 20 dicembre 1982




Nel precedente post dell'Emeroteca Anime avevo inserito la puntigliosa lettera di replica (del gennaio 1983) di una ragazza milanese ad un articolo di Maria Novella Oppo su l'Unità che, però, non ero riusito a trovare. Quindi mi restava il dubbio su cosa mai avesse scritto su l'Unità la giornalista per spingere una giovane fan di Lady Oscar, e dei cartoni animati giapponesi in generale, a risponderle per le rime. Dopo una mattinata in una vera emeroteca di Milano sono riuscito a recuperare l'articolo, non particolarmente lungo, ma, anche per la sua brevità, una vera perla di luoghi comuni. Con l'aggravante che l'articolo fu scritto nel 1982, non nel 1978, e quindi la giornalista, forse, con un piccolo sforzo, avrebbe potuto recuperare qualche informazione più affidabile rispetto ai suoi preconcetti e ai suoi legittimi gusti.
E' chiaro che a Maria Novella Oppo l'animazione giapponese non piaceva, non c'è nulla di male, ma il giornalismo anglosassone non prescrive di tenere distinti fatti ed opinioni del giornalista?
Non deve essere comunque facile fare il/la giornalista, ti danno da scrivere un pezzo su un argomento che magari non conosci, o che non ti interessa, e se non sei una grande firma non puoi mica rispondere: "Scusa, ma io di cartoni animati giapponesi non so nulla, ergo preferirei evitare di scrivere cavolate, che poi, magari, tra 32 anni qualche ex ragazzo nerd mi ritira fuori l'articolo e mi fa le pulci a ciò che ho scritto...".
Peccato che Maria Novella Oppo scriveva nelle pagine degli spettacoli già da qualche anno, non in politica estera, quindi l'argomento rientrava in quelli su cui lei si sarebbe dovuta in minimo informare, oltre al fatto che qualche articolo valido in passato era già stato scritto. Sarebbe bastato che Maria Novella Oppo avesse letto ciò che scrivevano i suoi colleghi più informati, di certo pochi, ma se c'erano riusciti loro prima di lei forse l'impresa era anche alla sua portata nel 1982.
Già il solo titolo è tutto un programma: "melense storielle dei fumetti tv"; "i personaggi giapponesi mancano di invenzione".
Quando le storie erano di combattimento e guerra non andavano bene perché troppo violente, quando erano storie drammatiche non andavano bene perché troppo melense, che poi in Lady Oscar di "melenso" c'è proprio poco...
Che "i personaggi giapponesi mancano di invenzione" è veramente una assurdità senza limite, guarda caso a distanza di tanti decenni Actarus, Lady Oscar, Capitan Harlock e soci sono ancora presenti in Italia, qualcuno addirittura al cinema!
La cosa divertente è che Maria Novella Oppo, dopo una gavetta tra le pagine dello spettacolo, è assurta alle pagine di politica interna nazionale, mi auguro vivamente che non abbia replicato il medesimo stile giornalistico presente in questo breve articolo...



sabato 4 ottobre 2014

Corriere dei giocattoli, catalogo Natale 1970 del Corriere dei Piccoli e Upim


Mettendo io in questo blog cose, nomi, persone e oggetti del mio immaginario giovanile tendo, chiaramente, a concentrarmi sul periodo che va dalla metà degli anni 70 ai primi anni 80, a parte le recensioni della saggistica sul Giappone. Poche sono le eccezioni a questa limitazione oggettiva del blog, per esempio un catalogo statunitense della Mattel del 1986, di cui per ora ho postato due parti (Masters e Barbie).
Ovvierò a questa pecca con un catalogo di giocattoli dell'ormai vetusto 1970, che potrà sia far meglio risaltare quanto immensamente più fighi saranno i giocattoli del periodo 1976/1982, con l'avvento rivoluzionario dell'animazione giapponese e dei videogiochi, che essere paragonato ai giocattoli che i bambini giapponesi del medesimo periodo potevano avere disponibili, mettendolo a confronto con il volume 1 "Childrens advertising in Showa era"  ed il volume 2 Children's Advertising in the Showa Era 2 1970/1974 .  
Personalmente non ho quasi memoria dei giocattoli mostrati in questo catalogo, alcune versioni un po' più moderne le ricordo abbastanza bene, ciò non vuol dire, però, che fossero brutti giocattoli, erano meno tecnologici e vari, danno l'impressione di essere più artigianali (anche se erano prodotti industriali), soprattutto erano quasi interamente italiani. Infatti mancano, oltre ai personaggi degli anime e ai videogiochi, anche Big Jim e Barbie, gli unici "colonizzatori" sono la Walt Disney e la Mattel, ma sono praticamente assenti pure i giochi in scatola!
Il catalogo era allegato al Corriere dei Piccoli, e pubblicizzava tutti prodotti disponibili nelle Upim d'Italia, consta di ben 93 pagine per un formato da 16 cm X 23 cm.
La Upim e la Standa erano i due centri commerciali (una volta si diceva solo "supermercato") dove, oltre che nel negozio di giocattoli sotto casa, si compravano i giochi, luoghi tanto importanti che i loro catologhi di giocattoli erano comunemente allegati a riviste di tutti i tipi. Inutile dirsi che la Standa è ormai scomparsa, non avendo retto alla proprietà berlusconiana, e l'Upim vende solo abiti.
Nell'elenco finale di tutte le Upim d'Italia c'è anche quella di Milano in cui mi portavano abitualmente mia madre e mia nonna, ricordo ancora la disposizione delle scaffalature! (questa memoria portentosa avrei dovuto sfruttarla nello studio...).
Ogni giocattolo mostrato presenta il suo bel prezzo in lire, sapendo quanto guadagnasse un dipendente ci si può fare un'idea di quanto fossero cari questi giocattoli. Sul web ho trovato alcune fonti che danno lo stipendio mensile di un operaio del 1970 a circa 120 mila lire (circa 1000 euro di oggi).




Non so perché ma quasi tutti i cataloghi inziavano con gli articoli per le femminucce, che palle...


venerdì 3 ottobre 2014

La pizza in Giappone, un caso di globalizzazione



TITOLO: La pizza in Giappone, un caso di globalizzazione
AUTORE: Rossella Ceccarini
CASA EDITRICE: Aracne Editrice
PAGINE: 226
COSTO: 14 €
ANNO: 2014
FORMATO: 21 cm X 14 cm
REPERIBILITA': Ancora presente nelle librerie di Milano
CODICE ISBN: 9788854874459

Intanto mi pare giusto precisare che questo non è un libro culinario, niente emule della Parodi, nessun cuoco che ti insulta perché non ha cotto abbastanza lo stufato... l'argomento è la pizza in Giappone, intesa sia come prodotto alimentare e business, ma anche come esempio della cultura italiana esportata con successo all'estero. A mio parere l'argomento del saggio può interessare a più soggetti: c'è il versante culinario; quello culturale; l'economico; l'ambito strettamente lavorativo e produttivo; il trasferimento di know-how.
L'autrice trasforma la pizza in “oggetto culturale”, i pizzaioli in “creatori culturali”, le pizzerie in “mondo sociale” e i consumatori diventano i “riceventi” della “cultura pizza”. Il saggio contiene una analisi del fenomeno pizza in Giappone secondo i criteri del “diamante culturale”, elaborato da Wendy Griswold, i cui quattro elementi sono: l'oggetto culturale (la pizza); il creatore (il pizzaiolo); il mondo sociale (le pizzerie in Giappone); il ricevente (il consumatore).
La pizza ha conquistato il Giappone negli anni 80, i pizzaioli giapponesi, dopo un apprendistato in Italia, hanno trasferito nelle città nipponiche non solo la pietanza, ma anche l'atmosfera e la cultura italiana. La particolarità del successo della pizza in Giappone consiste nel fatto che nelle città giapponesi non esistono “Little Italy” di immigrati italiani, come negli usa o in tante città europee. La pizza ha preso piede grazie a iniziative autonome di italiani trasferirtisi in Giappone, oppure ad opera di giapponesi che hanno iniziato ad apprezzare la pizza durante un viaggio in Italia.
Largo spazio nel libro è lasciato alle testimonianze dirette di pizzaioli italiani e giapponesi, l'unico aspetto negativo è che tali interviste sono datate 2008 e 2009, comunque non sono recenti. La domanda che mi sono post leggendo queste testimonianze è se oggi i loro locali sono ancora aperti, hanno ancora successo, e se gli stessi intervistati facciano ancor il pizzaiolo.
Al termine di ogni capitolo l'autrice stila un mini riassunto dei temi trattati, operando una analisi finale, fatto che ho trovato molto utile per la comprensione totale dello scritto, che, comunque, è comprensibilissimo in ogni sua parte.
Per illustrare il contenuto di ogni capitolo utilizzerò le medesime domande che la stessa autrice riporta nel libro per spiegare quali temi tratterà, mi sembra il modo più chiaro e semplice.

giovedì 2 ottobre 2014

Remy "Addio mamma Barberin"- supplemento al n° 5, collana "Telefumetto" - novembre 1979




Mentre il fumetto di Heidi sono certo che si ispirasse all'anime, in quanto nella storia della Epierre è presente il cane Nebbia, che non esiste nel romanzo originario di Johanna Spyri, riguardo a questo fumetto di Remy, non avendo letto il romanzo e avendo visto ben poche punttate dell'anime, non so bene a chi faccia capo: anime o romanzo?
L'unica cosa strana che ho notato nel leggerlo è che Jerome, il padre adottivo di Remy, quando torna a casa dall'infortunio sul lavoro non riconosce il bambino, come se avesse iniziato ad abitare lì dopo che lui era partito per Parigi. Fatto ingongruente, visto che nello stesso fumetto la madre adottiva di Remy spiega che fu proprio Jerome a trovare Remy da neonato. Forse è solo una sceneggiatura fatta un po' a caso...
Si nota subito che i disegnatori italiani erano molto più a loro agio con storie che non contemplassero mecha, tipo Golzinga o Capitan Sherlock, il tratto di questo Remy lo trovo piacevole.
Per il resto, vista la mia ignoranza in merito, mi limiterò alle scan di gran parte del fumetto.



mercoledì 1 ottobre 2014

Go Nagai Robot Collection 37 Astronave della Regina Himika




Mi son sempre chiesto come l'astronave della Regina Himika potesse contenere tutte quelle teste e code di drago, considerando che dentro c'erano anche i soldati, la sala comandi, la sala torture etc etc ed avendola tra le mani il quesito è ancora più stringente.
Tralasciando questo problema legato all'organizzazione degli spazi interni dell'astronave, devo dire che questa 37esima uscita non è male (ma quante devono essere le teste, sette o otto?!), forse si potevano inserire delle teste di drago con almeno due pose differenti, invece sia le code che le teste sono tutte identiche, fatto che lo rende un po' simile ad un attaccapanni... ed ora che ci penso avere un attaccapanni uguale alla "Yamata no Orochi" sarebbe una vera figata!
Come, cos'è la "Yamata no Orochi"?!



E' il nome originale dell'astronave di Himika, preso direttamente dalla mitologia giapponese, come dottamente ci spiega il fascicolino-ino-ino. Infatti "Yamata no Orochi" significa "grande serpe dalle otto biforcazioni" (anche se questa versione della Yamato/Fabbri/Gazetta dello sport ha solo sette teste!!!!) , ed era uno sconfinato mostro che il dio Susanowo (Susano-o) sconfisse con l'astuzia. Avevo già letto la storia di Susanowo (Susano-o) che sconfigge il drago dalle otto teste, ma non l'avevo mai messo in relazione con l'astronave di Himika, di questo devo ringraziare il tanto vituperato (da me) fascicolino-ino-ino. Peccato che il fascicolino-ino-ino, contemporaneamente al darmi una notizia utile (cosa più unica che rara), incappi in un errore abbastanza grave, a mio avviso, cioè chiama il gruppo di antichi racconti giapponesi in cui è contenuta questa storia "Kogiki"... tanto che quando l'ho letto ho pensato che ci fosse un secondo libro che si chiamasse così, un libro di racconti mitologici diverso dal "Kojiki, un racconto di antichi eventi", invece no... hanno solo cannato. Ho provato anche a lanciare su Google il nome "Kogiki", magari si scrive anche così, ma mi viene evidenziato subito con una bella riga rossa. Ma come... mi scrivi tutto il racconto mitologico, e poi mi sbagli il nome del libro dove è contenuto?