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martedì 31 marzo 2015

L'adorazione degli antenati



TITOLO: L'adorazione degli antenati
AUTORE: Nobushige Hozumi
CASA EDITRICE: Editrice Thule Italia
PAGINE: 115
COSTO: 18€
ANNO: 2014
FORMATO: 21 cm X 15 cm
REPERIBILITA': Ancora presente nelle librerie di Milano
CODICE ISBN: 9788897691235

Questo libro è stato scritto nei primi anni del 900, pubblicato in Italia nel 1941, se in origine il suo scopo fu quello di illustrare il culto degli antenati in Giappone dal punto di vista di uno studioso giapponese, in contrapposizione agli scritti occidentali del periodo, la sua lettura oggi, oltre ad avere un valore storico, ha anche una valenza religiosa. Infatti sono spiegate le prassi e le origini delle cerimonie inerenti il culto degli antenati. Partendo dai riti più semplici svolti in casa, fino alle cerimonie imperiali e alle feste nazionali. Dal punto di vista sociale il fine ultimo di tutte queste numerosissime cerimonie, riti e festività era quello di identificare l'imperatore (e la famiglia imperiale) come il padre (e la famiglia) di tutti i giapponesi e del Giappone, in modo che l'obbedienza, il sacrificio e la coesione sociale portassero ad controllo più agevole delle masse.
Allo scritto di Nobushige Hozumi non c'è alcuna prefazione o introduzione ad opera di questo editore, che si è limitato a ristampare il libro pubblicato nel 1941, al modico prezzo di 18 euro... direi veramente eccessivo. L'unica aggiunta è una appendice finale con uno scritto vaneggiante di un professore nazista che inneggiava alla potenza di Giappone e Germania, unite da una storia ed una cultura comune(?), e destinate dominare il mondo. Non capisco proprio il senso di queste ultime 14 pagine... l'editore ce le poteva tranquillamente risparmiare, magari riducendo in proporzione il prezzo del libro. Benché sia ovviamente contrario a rovinare un libro, come provocazione potrei suggerire di comprare il libro, se lo si trova scontato(...) e strappare le ultime 14 pagine, tanto sono totalmente inutili.
Nella prima parte l'autore contesta gli scrittori occidentali che hanno ipotizzato l'origine dell'adorazione degli antenati col timore verso gli spettri dei genitori defunti. Per Nobushige Hozumi fu l'amore a generare la pratica di fare offerte agli antenati. Il culto degli antenati nacque in tutte le comunità primitive con lo scopo di rafforzare i legami di gruppo, che non era più limitato ai fratelli e alle sorelle, ma si stava allargando a livelli di parentela più ampi, ed in cui il legame di sangue iniziava ad indebolirsi. Il culto degli antenati rafforzava la coesione del gruppo.
Con questa seconda parte l'autore spiega la consuetudine nipponica del culto degli antenati. Per primo illustra i due altari presenti in una casa giapponese: il kamidama (“mensola di dio”) dello shinto; il butsudan (“altare di Budda”) del buddismo.
Tre sono i soggetti, ricollegabili tutti al culto degli antenati, venerati su questi due altari.

Gli antenati imperiali:
Il primo di questi antenati imperiali è la dea Amaterasu Omikami, la cui offerta si chiama Taima (grande offerta). In questo contesto sono spiegato in cosa consistono le “13 Grandi Festività” e le “8 Piccole Festività” della casa imperiale, istituite con una ordinanza del 1902. Gran parte di queste 21 festività riguardavano proprio il culto degli antenati, umani o mitologici che fossero.
Gli antenati di tribù/dio tutelare locale:
In origine era solo il culto del “dio della tribù”, cioè “Ujigami”, che era il capostipite del gruppo, quindi un antenato. Per esempio Kasuga era il Ujigami della tribù Fujiwara, che per tanti secoli esercitò il suo potere sul regno del Giappone. Questo culto si è poi trasformato nel “Ubusuma-no-kami”, ovvero “dio tutelare locale” o “dio tutelare del posto di nascita o domicilio di un uomo”.
Gli antenati di famiglia:
Sono descritte le occasioni in cui si onoravano gli antenati di famiglia defunti, è spiegato anche in cosa consistesse ogni singola cerimonia.
Nella terza parte l'autore dimostra come il culto degli antenati fosse una pratica comune nel Giappone dei primi del 900. L'adorazione degli antenati era inglobata sia nella costituzione Meiji che nell'attività di governo, legislativa e della casa imperiale, fino ad influenzare la vita ordinaria di ogni giapponese (è riservato un capitolo ad ognuno di questi argomenti: casa, matrimonio, divorzio, adozione, successione).
Sono riportati brevi spezzoni della costituzione Meiji in cui spiccano i richiami agli antenati imperiale, da cui discendeva in primis il diritto di regnare sul Giappone (ed in seguito sul mondo intero...), la famigerata e falsa dinastia ininterrotta di matrice divina.
Interessante la parte che spiega l'evolversi della “legge di registrazione”. In origine si registravano i nomi delle tribù e dei loro appartenenti, in quanto solo ai membri di alcune tribù potevano essere affidati incarichi di governo. Questo portava molti a falsificare le proprie origini, assegnandosi il nome di una tribù di rango, si tento di porre un freno alle truffe nel 415 AD, con il “kuga-daichi”, “il giudizio dell'acqua calda”. Per verificare se il nome della tribù fosse vero si obbligava il giudicato a mettere una mano nell'acqua bollente davanti al tempio di un Dio, chi mentiva si sarebbe ustionato!
All'epoca della “registrazione per tribù” seguì quella della “registrazione per case”, rimasta in vigore fino alla Restaurazione Meiji, che introdusse la “registrazione personale”.
E' ben spiegato come il matrimonio avesse lo scopo originario di preservare il culto degli antenati. Senza matrimonio, ergo senza figli maschi, l'adorazione degli antenati si sarebbe interrotta. Bisogna precisare che per assenza di figli si intendeva “di figli maschi”, perché al primogenito era affidato il culto degli antenati. Per il medesimo motivo tre delle sette cause che permettevano il divorzio col codice Tahio (prima della Restaurazione Meiji) avevano lo scopo di impedire l'interruzione del culto degli antenati: sterilità (di figli maschi); adulterio (per impedire che fosse un non consanguineo ad onorare gli antenati); malattia (nel caso in cui la madre soffrisse di una malattia che si poteva trasmettere al figlio maschio, mettendone a rischio la vita).
Altresì interessante tutta la parte sulle pratiche dell'adozione e della successione. L'adozione era l'ultimo baluardo per impedire l'estinguersi di una famiglia, e la fine dell'adorazione degli antenati, l'autore spiega con dovizia di particolari la prassi e le leggi dell'epoca in materia di adozione, ma anche di revoca dell'adozione.

Le numerose pagine che formano l'indice non devono trarre in inganno, sempre di 115 pagine è formato il libro, a cui vano tolte le ultime 14 con lo scritto del prof tedesco nazista, ergo lo scritto di
Nobushige Hozumi è di circa 100 pagine. 
Comunque la lunghezza dell'indice ha il pregio di illustrarne chiaramente il contenuto.




















La quarta di copertina.



 

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