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venerdì 20 novembre 2015

Hikikomori Syndrome e disagio scolastico



TITOLO: Hikikomori Syndrome e disagio scolastico
AUTORE: Giustina Iadecola 
CASA EDITRICE: Edizioni Il Campano
PAGINE: 70
COSTO: 9 €
ANNO: 2012
FORMATO: 20 cm X 12 cm
REPERIBILITA': Reperibile su internet
CODICE ISBN: 9788865281529

Ho scoperto un po' in ritardo questo piccolo saggio sugli hikikomori del tutto casualmente girovagando nello sterminato web, infatti risale al 2012, e non mi è stato facile reperirlo, In questo devo ringraziare la casa editrice che ne ha recuperata una copia, visto che era fuori catalogo.
Ne è valsa la pena?
Ni.
Si, perché, nonostante la tematica sia trattata sul versante psicoterapeutico, lo scritto risulta essere più che comprensibile, a parte alcune parti lasciate in inglese(...).
No, perché a mio avviso non aggiunge molto a ciò che è stato già scritto fino al 2012. In quanto mi pare di aver capito che l'autrice non ha svolto sue ricerche direttamente in Giappone, che sarebbe la fonte primaria per chi si vuole occupare del fenomeno hikikomori. Infatti le fonti a cui attinge l'autrice sono in gran parte i libri recensiti su questo blog.
E' di certo una lettura utile per chi si vuole informare per la prima volta sugli hikikomori, anche grazie alla comprensibilità del testo.
Per chi, invece, ricerca informazioni più recenti bisognerà attendere pubblicazioni più recenti che non facciano capo a saggi più vecchi.
In generale quello che mi ha convinto poco è l'aver trattato il fenomeno hikikomori in Giappone assieme al disagio scolastico in Italia (che porta al rifiuto di recarsi a scuola). Ovviamente ci sono delle analogie, ma le due società sono troppo differenti, e differenti sono le dinamiche della famiglia italiana e giapponese.
Non per nulla in Giappone fanno hikikomori anche persone adulte, che a causa di ciò abbandonano il lavoro.
Il libro è diviso in tre capitoli.
Nel primo si fa un riassuntone del fenomeno hikikomori in Giappone.
Nel trattare il rapporto tra hikikomori ed internet non viene dato conto che una fetta dei soggetti non ne fa nessun uso, in quanto totalmente apatici. Alla fine parrebbe quasi che tutti gli hikikomori usino parzialmente o massicciamente il web.
Assai curioso, inoltre, l'accenno agli otaku come ad una categoria quasi psicopatologica, affetti da una qualche ossessione. Di certo ci sarà una fetta degli otaku nipponici che per i nostri canoni sarebbe da curare, visto ciò che leggo sui libri e vedo sul web, ma di solito gli “otaku” sono identificati come super fan un po' troppo fissati con anime/manga/videogiochi. Forse l'autrice non è appassionata d anime e manga?
Magari ho interpretato male il senso delle sue parole scritte, ergo ho scannerizzato le poche righe incriminate ;)




Nel secondo capitolo si tratta del fenomeno dell'abbandono scolastico in Italia, con una analisi che, seppur succintamente, parte fin dagli anni 60/70(...). Capitolo che mi ha lasciato abbastanza perplesso, in quanto non si capisce bene la posizione dell'autrice.
C'è un nesso? Non c'è un nesso? Forse si, forse no.
Pare quasi che l'autrice sottintenda: “io ve la butto lì, poi vedete voi”.
La mia sensazione è che si sia riempito un po' il libro con questa tematica.
Nell'ultimo capitolo si da conto delle terapie medico/psicoterapeutiche/sociali per curare i soggetti che fanno hikikomori. Anche questa parte del saggio (come il primo capitolo) fa riferimento quasi in toto agli scritti sugli hikikomori recensiti su questo blog, in particolare a quelli di Carla Ricci, che però non scrive nulla di totalmente nuovo dal 2009.
Una cosa nuova mi pare sia il paragrafo sulla terapia psichiatrica tramite il web, già usata (in Italia? Non è specificato) per chi soffre di dipendenze da internet e/o da videogiochi online. Peccato che la stessa autrice premetta che “potrebbe essere quindi utilizzabile nei casi di hikikomori, quale primo approccio riabilitativo”.
Potrebbe? Quindi fino al 2012 non era mai stato usato a quello scopo? E quindi che nesso ha questo paragrafo con gli hikikomori?


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