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sabato 29 agosto 2015

Il Giappone quale è – Il Giappone conquistatore



TITOLO: Il Giappone quale è – Il Giappone conquistatore
AUTORE: Aloisio Mecs
CASA EDITRICE: Fratelli Treves Editori
PAGINE: 276
COSTO: 10/20€
ANNO: 1938
FORMATO: 22 cm X 15 cm
REPERIBILITA': Reperibile su internet
CODICE ISBN:

Come spesso accade in libri di questo periodo le divagazioni all'interno di un capitolo (oggi li chiameremmo off-topic), che tratta uno specifico argomento, non mancano, come non sono assenti un certo numero di contraddizioni. Infatti capita che Aloisio Mecs in un capitolo faccia una perentoria affermazione, contraddetta poche pagine dopo una una opposta. L'autore fece anche un certo numero di previsioni storico-politiche, alcune azzeccate, altre molto meno.
Per tutti questi motivi il libro è una lettura interessante, specialmente se lo si riesce a recuperare a meno di 20 euro, cosa non impossibile.
A differenza di altri libri antecedenti la seconda guerra mondiale, che ho recensito qui sul blog, scritti da italiani, e quindi, purtroppo, infarciti di retorica fascista, essendo l'autore un giornalista ungherese, al lettore sono risparmiate tutte quelle stucchevoli leccate al regime... ciò non vuol dire che l'autore non avesse sue simpatie personali, chiaramente a favore del Giappone. Nonostante ciò, capita più di una volta che le sue lodi verso il popolo nipponico siano, lette oggi, ben poco lusinghiere, come quando li considera un popolo ingannatore.
Il libro è diviso in tre capitoli, nel primo (più o meno) si ripercorre il grande balzo tecnologico e sociale del Giappone dall'arrivo delle navi nere del Commodoro Perry fino al 1936, anche se poi l'autore narra in gran parte del suo rapporto con gli spioni mandati dalla polizia giapponese. Nel secondo si spiegano i motivi che spingevano il Giappone al predominio sia economico che territoriale. Nel terzo ed ultimo capitolo ci si concentra sull'aspetto militare e di politica estera collegato ai primi due, cioè con quali mezzi militari quel Giappone avrebbe ottenuto l'egemonia in Asia.
Una cosa curiosa che ho notato è che in tutto il libro non si accenna mai all'imperatore Hirohito, viene citato Meiji, ma il buon pacifista Hirohito viene ignorato, come anche il termine “imperiale”. Un lettore del 1938 avrà pensato che il Giappone avesse a capo un Presidente eletto dal popolo.
Ho insertito una ventina di scan con porzioni di scritto dell'autore, in quanto ritengo che alcune sue informazioni vadano lette direttamente
Chiedo scusa per le numerose scan storte, ma la rilegatura del libro si è un pelino lasciata andare in questi 75 e passa anni.

Capitolo 1: Il Giappone in progresso
Il risveglio del Giapponese
Breve illustrazione del tipo di governo fosse quello degli shogun Tokugawa, che curiosamente vengono chiamati “soguni”, anche se in altri punti si può leggere il più classico shogun.

Il cammino del Giappone verso la posizione di potenza mondiale
Si rievoca l'arrivo del commodoro Perry nel 1853, contro cui i daimyo risposero in due modi: 
guerra immediata; 
fingere di cedere, apprendere le conoscenze dei “barbari bianchi”, arricchirsi e fortificarsi, infine, opporsi.
Inutile dire che la tattica fu la seconda, aiutata dalla capacita innata dei giapponesi di trarre in inganno il prossimo



Distaccamenti di esploratori giapponesi in Europa
Uno dei segreti del balzo tecnologico di quel Giappone furono le missioni conoscitive svolte in Europa e negli Stati Uniti.
Nel raccontare di queste missioni dei giovani laureati giapponesi, l'autore narra che nel 1700 lo shogun Joshimune (Tokugawa Yoshimune) si recò in occidente per alcuni anni(?!)



mercoledì 26 agosto 2015

Go Nagai Robot Collection 69 Dottor Kabuto



Il Dottor Kenzo Kabuto è il primo dei baroni della scienza che viene pubblicato in questa GNRC, mi pare una scelta giusta, visto che fa pare della serie più bella :]
Devo dire che non avrei per nulla disprezzato una posa del modellino come mostrato dalla copertina del fasci-coso (stabilmente ristrettosi ad 8 insulse pagine). A parte che si sarebbe prestata meglio ad eventuali battute sarcastiche, ma avrebbe meglio impersonificato la sua figura di scienziato. In fondo di cose ne ha inventate e costruite parecchie, probabilmente numericamente inferiori solo a quelle create dal professor Shiba. Mentre a livello di pura potenza distruttrice, penso che le armi create dal dottor Kenzo Kabuto fossero più letali di quelle create per Jeeg dal professor Shiba.
Ovviamente non menziono neppure quella mezza sega del professor Yumi, mentre il dottor Procton si è limitato alle navicelle di supporto.
Quello che mi ha sorpreso in questo modellino è la precisione con cui hanno dipinto il viso del prefessorone. Considerando baffi, pizzo, basettone e cicatrice, temevo uno scempio di sbavature... invece, non solo il viso è proprio quello del dottor Kenzo Kabuto, ma nel mio modellino il viso è quasi perfetto.
Complimenti alla persona ha materialmente svolto il lavoro.
Non si potrebbe fare che i miei modellini li dipinga sempre lui o lei? Grazie.





lunedì 24 agosto 2015

"Il tesoro del castello senza nome" 1 e 2 (Les Galapiats - 1969) - Yamato Video



 
Prima dell'avvento di Goldrake e soci ci furono dei programmi per bambini/ragazzi che segnarono l'infanzia di tutti noi, ritengo che il telefilm “Il tesoro del castello senza nome” sia uno di questi.
Per chi volesse il DVD lo si può ancora acquistare al negozio della Yamato Video a Milano, e immagino anche tramite il loro sito.
Io devo averlo visto a metà degli anni 70, ma fu prodotto nel 1969, questo potrebbe far pensare ad una storia piatta e poco avventurosa, invece era tanto cruento che i telefilm per ragazzi di oggi, in confronto, sono robe da smidollati.
Nel telefilm i personaggi erano anche internazionali: un francese, 4 belgi, un tedesco ed una canadese. Questo gruppo di ragazzi lo si può considerare dei Goonies senza gli anni 80(...), con personaggi più adulti e dialoghi senza battute sceme. Una trama seria e verosimile, di cui non perdersi nemmeno un minuto delle otto stupende puntate.
Certo, ci sono alcune ingenuità, talune veramente improbabili, ma si amalgamano abbastanza bene con la trama, e alla fine rendono tutta la storia così epica da farla ricordare con piacere anche a distanza di 40 anni.
In particolare le scene di avventura con protagonisti i ragazzi del gruppo, che credo che oggi non sarebbero mai proposte, girate, tra l'altro, senza controfigure!
Debbo menzionare la bellissima sigla di apertura (qui in versione solo strumentale), che permette di prendere confidenza con gli scenari e i personaggi dello sceneggiato.


                   




Mi pare giusto cominciare dall'inizio, in cui il signorino Jean-Loup si appresta a ricevere una brutta novella, non farà più la vacanza estiva alle Baleari con i genitori!
Invece si ritroverà in una colonia nelle Ardenne belghe, in compagnia del ceto medio e basso...

domenica 23 agosto 2015

"I Nuovi Giocattoli - Guida pratica nel paese dei balocchi" inserto catalogo di giocattoli in Oggi del dicembre 1978



Purtroppo questo catalogo è in bianco e nero, avendolo fotocopiato in emeroteca, però ha in più un corposo testo ad opera del professor Antonio Miotto, che immagino fosse uno psicologo.
Il professore spiegava ai genitori, cioè quelli che cacciavano il grano, che i "nuovi giocattoli" erano praticamente uguali ai vecchi giocattoli, tranne per i videogiochi, sui quali, però, lo psicologo non scrive nulla.
Parola di esperto!
Una classica opera di disinformazia sovietica :]
Il Natale 1978 fu il primo che dovette subire l'affondo di Goldrake e Heidi (che, pur essendolo, non dava l'impressione di essere giapponese), ma fu dal Natale 1979 che i giocattolai italici subirono il colpo (economico):
Giocattoli italiani in crisi e cartoni animati giapponesi - 5 articoli tra il 1978 e il 1980
Cosa c'è di meglio dell'opinione di un esperto per piazzare un botto di giocattoli?
A casa mia non si leggeva Oggi, altrimenti avrei ringraziato con 35 anni e passa di ritardo il professore, perchè alcuni di quei giocattoli li avevo anch'io.
Il catalogo in se non è tra i più ricchi di immagini (che sarebbero state comunque in bianco e nero...), però, a mio avviso, è la parte scritta dell'esperto che lo impreziosisce.



"Ecco com'è fatto il giocattolo ideale" è il titolo del pistolotto psico-pedagogico. A mio avviso il giocattolo ideale era quello che mi divertiva (se adatto alla mia età), mentre quello che non mi divertiva, pur essendo magari "il giocattolo ideale", mi faceva schifo  :]




Non posso sapere il motivo per il quale il settimanale Oggi chiese l'opinione di uno psicologo, e non mi permetto di contestare i suoi punti di vista professionali, però, a mio modo, ai tempi ero un esperto anch'io di giocattoli.
E ti possono regalare il gioco più pedagogico del mondo, ma se tu vorresti Goldrake, qualsiasi altra cosa che ti regalano ti farà storcere il naso. Il continuo ribadire dello psicologo di non cedere alla richieste dei bambini "obbedendo a mode fasulle", io lo leggo come un no a Goldrake ed un si ai trenini.

sabato 22 agosto 2015

Hiroscima Nagasaki (collana “I crimini contro l'umanità”, I volti di Abele)




TITOLO: Hiroscima Nagasaki (collana “I crimini contro l'umanità”, I volti di Abele)
AUTORE: Gian Luigi Nespoli e Giuseppe Zambon
CASA EDITRICE: Edizioni Zambon Verlag
PAGINE: 124
COSTO: 65000 £
ANNO: 1997
FORMATO: 33 cm X 25 cm
REPERIBILITA': Reperibile su internet
CODICE ISBN:

La premessa/introduzione al libro si intitola “Aushwitz e Hiroshima” (scannerizzata più sotto), e vi è scritto che questa pubblicazione non vuole accomunare l'opera industriale di sterminio nazista con il doppio bombardamento atomico sul Giappone, ma poi, a me pare, che già nelle righe successive si smentisca il buon proposito. E questa impostazione continua per tutto il libro.
Il libro contiene tante immagini di grande formato sugli effetti dei bombardamenti di Hiroshima e Nagasaki, effetti sia sulle cose che, soprattutto, sulle persone. Molte di queste foto non le avevo mai viste prima, ritengo che siano giustamente molto crude, terribili, come terribile fu il bombardamento atomico.
Diverso è il mio giudizio sulla parte scritta, che ha un'impostazione molto precisa:
gli Usa commisero un crimine contro l'umanità perché il Giappone si stava arrendendo.
Personalmente non condivido questa visione di quel fatto storico, ma ognuno ha le proprie opinioni.
Peccato per quel voler sottintendere l'equiparazione tra i campi di sterminio nazisti e Hiroshima/Nagasaki. Le vittime dei nazisti non avevano mosso guerra alla Germania, mentre il terribile, ed anche ingiusto, epilogo della guerra del pacifico avvenne alla fine, appunto, di una guerra, iniziata dai giapponesi.
Ed il fatto che i giapponesi si stavano per arrendere non è così scontato storicamente come gli autori danno per acquisito.
Nei punti del libro dove si commenta la scelta statunitense di usare le atomiche sul Giappone, sono riportati solo le opinioni di personaggi autorevoli del periodo che contestano la legittimità di questa scelta.
E' un libro di denuncia, che prende chiaramente la parte delle persone che hanno subito il bombardamento atomico. Una volta individuate le vittime, sono individuati anche i carnefici, cioè gli Usa.
Nessuna analisi storica, comunque il libro merita di essere reperito. Io l'ho trovato ad una fiera del libro usato a 20/25 euro, non rammento di preciso. Ricordo bene, invece, che la standista voleva farmelo pagare 65 euro, ma non si era accorta che il prezzo era in lire...
Ogni foto del libro è accompagnata da un testo bilingue (italiano e tedesco), che ripercorre tutti quegli eventi. Ho scannerizzato l'indice per dare un'idea del contenuto del libro e della sua impostazione.
Personalmente mi è sorto il dubbio che, essendo un libro pubblicato da un editore tedesco (o comunque con la sua partecipazione), il fine ultimo della pubblicazione, magari inconsciamente, sia quello di alleviare le colpe del popolo tedesco, dimostrando quanto inumano fu il popolo statunitense.



venerdì 21 agosto 2015

La saga Marvel della "Madonna Celestiale" - versione "Editoriale Corno" (1976) e "Panini Comics" (2015)



Non è assolutamente mia intenzione lanciarmi in una recensione approfondita della saga Marvel "Madonna Celestiale", ci sono siti ed esperti ben più informati di me, prova ne è il fatto che ho scoperto casualmente in libreria la riedizione della "Panini Comics" solo martedì mattina, cioè un mese dopo la sua uscita.
L'impulso che mi ha spinto a scrivere questo post sono i cinque numeri di "Thoe e i Vendicatori" della Editoriale Corno della scan sopra, che ai tempi erano tra i miei preferiti, specialmente il 140 ed il 141. Quei cinque stra-consumati numeri non sono neppure la saga completa, ma per me posseggono un fascino unico, e quando ho capito che la pubblicazione della Panini Comics andava finalmente, dopo 39 anni (T_T), a riempire quei vuoti di trama che mi hanno sempre incuriosito, si è un po' chiuso "un grande cerchio" (citazione da Conan, non il barbaro, ma il ragazzo del futuro).
Certo, in questi anni avrei potuto recuperare i numeri precedenti e successivi, in modo da completarmi la saga autonomamente, però, oltre ad una certa innata pigrizia, sapendo che non sempre le uscite della Editoriale Corno erano rispettosamente cronologiche, non volevo ficcarmi in una ricerca infinita.
Mi è venuta in aiuto la Panini, che a dire il vero era già da due/tre anni che doveva pubblicare questa saga. Ricordo la conferenza stampa dei capoccioni Panini/Marvel al Lucca 2013 (o era 2012?) in cui si annunciava che a causa di problemi tecnici editoriali la saga della "Madonna Celestiale" non sarebbe stata più pubblicata. Quindi mi ero messo l'animo in pace. E di colpo, invece, me la ritrovo fra le mani, finalmente avrei potuto sapere cosa era successo prima del 139 e cosa succedeva dopo il 143!
Che dire, sono soddisfatto?
Soddisfattissimo, con un gran mal di testa, ma soddisfattissimo.
Perché la cefalea?
Ecco, le storie della Marvel di quel periodo, che adoro oltre ogni limite, in quanto fanno parte del mio imprinting fumettistico/supereroistico, erano incredibilmente verbose... estenuanti... senza contare che la logica della trama talvolta era veramente sottilissima. Saltava fuori un qualche evento soprannaturale/alieno, che assieme ad un demone, poi c'era una lotta, ma il padre dell'alieno era umano, allora il viaggio temporale veniva interrotto, ma l'androide... e poi Mantis, e pure i Kree... etc etc etc
Ho iniziato a leggere questa saga appena l'ho comprata, e l'ho finita giovedì pomeriggio, alla fine ero stremato dai dialoghi, specialmente quelli in cui si spiega il fato della Madonna Celestiale.... ho rimpianto grandemente i dialoghi minimalisti dei manga...
Questo non vuol dire che l'albo non meriti, è un acquisto obbligato per chi si ricorda qualche numero, come è capitato a me.
Oltre al fatto che viene svelata completamente la genesi de "La Visione"!!!
Ed è questa la parte che ho preferito.
La mia recensione della saga della "Madonna Celelstiale" finisce praticamente qui, però nell'albo Panini Comics mancano, ovviamente, le altre storie presenti in "Thor e i Vendicatori", in particolare "Il figlio di Satana". Oltre a qualche mitica pubblicità che campeggiava sempre sulle riviste della Corno, e ci tengo a dichiarare che mai sono stato tentato di farmi a spedire a casa quei prodotti un po' truffaldini. La mia recensione verterà soprattuto sui quei cinque numeri della "Editoriale Corno".
La copertina della nuova edizione "Panini Comics".




 Di seguito le copertine di ogni singolo numero che compone la saga, ho inserito le copertine della "Editoriale Corno" in mio possesso, per le altre ho messo quelle della "Panini Comics".

giovedì 20 agosto 2015

"I genitori di Imola VS Goldrake e Mazinga" episodio V - 5 articoli su "Il Messaggero" 10 aprile 1980 (intervista a Nicoletta Artom e Silverio Corvisieri)



Oh, come?
Storditi a chi?!
Non so perchè ma mi sento chiamato in causa...  :]
No, vabbè... solo perchè dopo 35 anni sto ancora a parlare di queste cose non è che dimostri che io sia diventato stordito a causa dei cartoni animati giapponesi, no? O_o
Comunque un grazie al giornalista Roberto Pesenti per il simpatico titolo...
E' questo il quinto post (e ne farò anche un sesto) che dedico al clamore scaturito dalla lettera di protesta dei 600 genitori di Imola contro gli anime, le puntate precedenti:
parte 1parte 2parte 3; parte 4

Questo articolo è conseguente a quello del 9 aprile 1980 (cioè del giorno prima) sempre su "Il Messaggero" (link sopra "parte 4"), prosegue quel discorso (ri)dando la parola ai genitori, come se non l'avesero avuta già nel primo articolo. Come nel numero del 9 aprile, anche in questo caso un'intera pagina è occupata da Goldrake e Mazinga, ma oltre alle opinioni di genitori ed esperti c'è un'interessante intervista (ad opera di un giovane Marcello Sorge) a Nicoletta Artom, la madrina italiana di Goldrake.
Non che la Artom dica cose diverse da quelle dell'articolo su TV Sorrisi e Canzoni n° 50 dal 16 al 22 dicembre 1979 ("Chi ha paura di Goldrake Cattivo?"), aggiunge solo qualche rivelazione su come acquistò la serie di "Atlas Ufo Robot".




Ovviamente l'opinione pro "cartoni animati giapponesi" non poteva restare senza oppositori, quindi viene inserita una simpatica colonnina di fianco all'intervista alla Artom, in cui l'on. Silverio Corvisieri smonta in poche righe ciò che la Artom aveva provato ad argomentare in due misere colonne.
Il quarto articolo è un'intervista di Pietro Trivelli al neuropsichiatra infantile Giovanni Bollea, che alla fine non è poi tanto negativo sugli anime.




L'ultimo intervento è della giornalista Rina Goren, ed incentrato sui contenuti e gli ascolti dei programmi delle tv private statunitensi. Anche questo non è particolarmente apocalittico.
Ricomincio dal primo articolo, quello in cui ci davano degli storditi...

mercoledì 19 agosto 2015

Go Nagai Robot Collection - Uscita Speciale 8 Duca Gorgon



Sinceramente non pensavo che il Duca Gorgon sarebbe uscito ad agosto, anche perchè sul sito della Fabbri, nella pagina "Oggi in edicola", non è annunciato nè per oggi nè per domani.
Strano, di solito la Fabbri è così puntale e precisa :]




Vabbè, comunque hanno tenuto fede all'impegno con i loro fedeli (T_T) clienti, quindi va loro un bel plauso. A cui va aggiunto un secondo plauso per aver fatto uscire uno dei personaggi in assoluto più affascinanti di quei cartoni animati giapponesi. Probabilmente per un bambino italiano vedere un centurione romano, o almeno io lo considerai così, tra i personaggi di un cartone ne accuì l'appeal.
Senza contare che volava e che "cavalcava" una tigre dai denti a sciabola!
Per non menzionare la sua morte appena raggiunto il comando, che tanto agognava, della Base Vulcanica, un qualche tipo di karoshi (indotto da Tetsuya).
Dei due plausi appena assegnati, però, uno lo devo subito scalare per avermelo fatto pagare 20€...  fino ad ora le Uscte Speciali non erano mai state così piccole. Forse hanno recuperato i costi di "Jeeg + Antares"...
E devo togliere anche il secondo plauso per la postura della tigre...
Non potevano piegare leggermente le zampe anteriori?!?!
Pare ingessato...
Con le zampe anteriori divaricate in quel modo non si può proprio vedere... un vero peccato... ma veramente un peccato da impero delle tenebre...
Peccato anche per quella testolina leggermente inclinata a destra.



Edit 20 agosto:
Metto il prezzo di questa uscita speciale, visto che pare sul web sia prezzata 16€.


martedì 18 agosto 2015

Il fumetto "Actarus" N° 6 - "Il triangolo delle Bermude" - maggio 1980


Premessa: mi manca il numero 5 di questa collana, quindi passo dal numero 4 al numero 6.
Numeri precedenti: 1; 2; 3; 4.
Quello che mi ha impressionato di questo numero è la copertina:
c'è Actarus con la sua bella tutina da pilota;
si vede anche Goldrake che spara i quasi mai utilizzati raggi oculari;
si intravedono i tentacoli di um mostro marino e parte dell'astronave di Hydargos.
Beh, nella storia non c'è nessuna di queste cose... non solo!
Non si vede nessun mecha, nè terrestre nè di Vega. Non c'è nessuno cattivo di Vega. Non ci sono robottoni, astronavi, ambientazioni spaziali, nulla di nulla.
Posso solo immaginare la delusione del bambino che comprò questo fumetto, non trovandovi nessuna delle cose che vedeva in televisione, se non i visi dei personaggi e i loro nomi.
Ecco, l'unico nesso che la copertina ha con la trama è l'acqua. Sia inteso come elemento liquido/acquoso/marino, che come espressione idiomatica (oh, l'ho letto sul web ^_^):
"questo fumetto fa acqua da tutte le parti!".
Una delle assurde accuse mosse ai cartoni animati giapponesi era che la trama di quelle storie erano prevedibili e banali. Non è che i fumettisti italici, invece, brillassero di inventiva.
La storia inizia con i nostri eroi che, stanchi per le numerose battaglie sostenute, stanno pensando se sia il caso di fare una vacanza... asp... un momento... ho una sensazione di dejà vu... ma è la stessa cosa che fanno all'inizio del numero 3 e del numero 4!
Ma questi son sempre in vacanza?
Quante ferie gli danno al Centro Ricerche Spaziali?
Che contratto hanno? Il bancario?
E Vega va in ferie negli stessi periodi? Last minute...
Per la cronaca quella di destra sarebbe Maria, a 25 anni...


 


Moto da corsa, auto di lusso, fuoristrada, cavallli, ma quanto cacchio li pagano? O_o
Tutto a spese del Centro Ricerche Spaziali? A loro insaputa?
E Alcor si vuole comprare la XB3... ma se manco sa pilotare il TFO...




lunedì 17 agosto 2015

Hirohito, pro e contro (I dossier Mondadori)



TITOLO: Hirohito, pro e contro (I dossier Mondadori)
AUTORE: Livio Alessi
CASA EDITRICE: Mondadori
PAGINE: 159
COSTO: 5/10€
ANNO: 1973
FORMATO: 22 cm X 16 cm
REPERIBILITA': Reperibile su internet
CODICE ISBN:

Ho più volte notato che le biografie su Hirohito, che io trovo essere stato un personaggio storico tragico (e vile), si dividono in 2: quelle che lo dipingono come un pacifista ignaro di tutto, e di norma sono scritte quando era ancora in vita;
quelle che non nascondono le responsabilità dell'imperatore del Giappone, solitamente scritte dopo il 1989.
Questo libro non fa eccezione alla regola. 
Nella parte che racconta la vita di Hirohito durante l'occupazione statunitense fino alla pubblicazione di questo libro, ci sono numerosi racconti dettagliati della sua vita civile, da cui si ha un'immagine fin banale del personaggio. Tranne per il suo grande attaccamento per il popolo, da cui si sarebbe dovuto desumerne l'immensa democraticità, e per la sua passione per gli studi marini.
Parimenti non sono riportati né i suoi discorsi in appoggio al regime militarista, né il suo continuo interessarsi alle scelte militari operate da i vari governi succedutisi prima della disfatta atomica. Quando, invece, Hirohito ha sempre voluto leggere i dossier sulla situazione al fronte, sia in Cina che delle battaglie contro gli americani.
Addirittura si presenta un Hirohito imperatore sovente oppositore dei militari!
Quando, al massimo, fu complice per viltà, ma non certo un oppositore, visto che, finché pareva che le sorti della guerra arridessero al Giappone, si dimostrava fiero ed entusiasta per ogni successo nipponico.
Quindi il “pro e contro” del titolo, risulterà più un pro, che un contro. 
Questa impostazione pro-Hirohito la si nota dal particolare secondario delle foto presenti nel libro, che sono quasi tutte post 1945, in gran parte scattate dagli anni 50 fino alla pubblicazione del libro nel 1973.
Visto che da pagina 1 a pagina 130 (su 159 totali) il libro narra della vita di Hirohito fino all'agosto del 1945, ci si aspetterebbe che le foto inserite siano coeve, invece solo le prime 4 foto del libro sono del periodo pre-agosto 1945, e di queste solo 2 lo vedono immortalato in una marziale uniforme imperiale. Purtroppo nessuna foto reca nella didascalia la data, ma si nota subito che mostrano il “nonno” Hirohito, vestito all'occidentale, assieme ai nipotini, o mentre visita qualche mostra, oppure intento a fare lo studioso di biologia. Eppure le foto che mostrano Hirohito in versione “Giappone militarista” non sarebbero mancate neppure nel 1973...





Comunque sono riportate regolarmente anche le opinioni contro Hirohito, ma paiono spesso quasi non essere affidabili, un po' buttate lì:
Ah, ecco, secondo alcune voci isolate Hirohito appoggiò i nazionalisti militaristi, ma poi secondo molti altri è sempre stato un vero pacifista!”...

domenica 16 agosto 2015

Auto Market (tutti uomini d'affari con...) - Elyart Italiana (fine anni 60?)



Questo gioco in scatola esula un po' dal periodo temporale che solitamente mi interessa, ma quando sono incappato in questa confezione non me la sono fatta scappare, sia per il prezzo basso (considerando poi che il gioco è completo!), che per il fatto che negli anni 60 i giochi di società non erano numerosi come lo sarebbero stati negli anni 70/80. Infine, a differenza di quello che capiterà mediamente dalla fine degli anni 70 in poi, il contenuto, a fronte di una confezione relativamente piccola, è veramente corposo.
Va da sé che a questo gioco in scatola io non ho mai giocato, quindi non saprei valutarne la bellezza, leggendo il regolamento e vedendone il contenuto mi azzardarei a dire che avesse un buon livello di giocabilità. Di certo molto più divertente di alcuni giochi in scatola di fine anni 70/primi anni 80, che meritano una menzione solo per essere ispirati a film, anime o personaggi Marvel, perché dal punto di vista ludico erano abbastanza deludenti...
Purtroppo non sono riuscito nè a trovare la data esatta di produzine del gioco, nè informazioni sull'azienda "Elyart Italiana sas", l'unica cosa che ho trovato sul web sono un paio di foto su un catalogo di vendita on line.
Quindi, se non puoi sfruttare un anime, oppure un megafilm di fantascienza, e neanche un telefilm americano o un supereroe Marvel, cosa usi come fonte d'ispirazione?
Un autosalone di automobili usate :]
Sulla confezione, oltre ad un parco macchine a me totalmente sconosciuto (a parte quella che mi pare essere una Fiat 600), l'altra cosa che risalta sono le 10 mila lire stra vecchie (emesse dal 1962 al 1977), anche quelle praticamente sconosciute. Le 10 mila lire con cui inizia a fare conoscenza furono quelle successive, grazie all'inflazione galoppante, che le rese accessibili anche alla fascia bassa della popolazione (che culo!).
Come ho già accennato, la dotazione media dei giochi del periodo, e fino alla metà circa degli anni 70, era molto consistente. Probabilmente non avendo un brand da sfruttare per far abboccare i bambini (come capitava a noi sprovveduti degli anni 70/80) ci si doveva concentrare maggiormente sulla giocabilità, che andava a braccetto con la quantità di pezzi presenti nella confezione.




           


Una volta preparato il piano di oggi l'effetto finale era quello di superare in ricchezza di pezzi il Monopoli.

giovedì 13 agosto 2015

Console Wars, la battaglia che ha segnato una generazione



TITOLO: Console Wars, la battaglia che ha segnato una generazione
AUTORE: Blake J. Harris
CASA EDITRICE: Multiplayer.it Edizioni
PAGINE: 527
COSTO: 17,90 €
ANNO: 2015
FORMATO: 24 cm X 16 cm
REPERIBILITA': Ancora presente nelle librerie di Milano
CODICE ISBN: 9788863553093

Questo libro contiene un racconto romanzato (vedi questa scan “Note dell'autore”) della prima guerra tra console, combattuta nei salotti statunitensi davanti ai televisori. Il conflitto si svolse tra Nintendo (of America), l'allora leader incontrastato del mercato videoludico americano con circa il 90% delle vendite totali, e il piccolissimo pesce SEGA (of America) che deteneva circa un 5% di videogiochi e console vendute, sempre negli Usa.
La storia inizia nel luglio del 1990, quandoTom Kalinske (che aveva lavorato per la Mattel rilanciando la Barbie e creando He-Man) riceve l'offerta di Hayao Nakayama (patron della Sega of Japan) di guidare Sega of America. Vengono raccontate tutte le mosse del team di Kalinshe che portarono Sega dal 5% al 55/60% del mercato statunitense di videogiochi e console. Purtroppo, a mio avviso,la storia termina troppo presto, cioè quando Kalinske si dimette da SoA nel 1995, a causa della perdita di quote di mercato avvenute dopo numerosi errori strategici di Sega e l'avvento di Sony.
Questa storia è raccontata prevalentemente dal punto di vista di Sega, o meglio, di Tom Kalinske, che diventa l'eroe del libro.
Ad un certo punto i protagonisti della trama passano da due (Sega e Nintendo) a tre (Sony), con la descrizione dei primi passi manageriali che portarono alla presentazione della Play Station nel maggio 1995 al primo E3.
Manca tutta la parte con il successo travolgente di Sony, ed il ridimensionamento di Nintendo, ma soprattutto, Sega, che alla fine smise addirittura di fabbricare console per concentrarsi sui videogiochi.
Questa mia opinione è dovuta al fatto che personalmente non ho mai posseduto né una console Nintendo, né una console Sega, ergo non vissi, neanche da videogiocatore europeo, quello scontro dei primi anni 90. Il mio ritorno sulla scena videoludica avviene grazie a Sony e alla prima Play Station. Comunque della Sony si narra riguardo le motivazioni che spinsero Sony ad abbandonare l'idea di una collaborazione nel campo del hardware con Nintendo o Sega, per sviluppare una propria console.
Ad essere precisi furono Nintendo (prima) e Sega (dopo) a rifiutare un accordo con Sony per lo sviluppo di un hardware per giochi che girassero su CD-Rom, anche se per il secondo caso fu un rifiuto più consensuale.
Ovviamente è più che comprensibile la scelta dell'autore, che ha voluto concentrarsi su qualcosa che per i videogiocatori statunitensi significò una vera e propria rivoluzione. Dato che si passò dai videogiochi Nintendo, con un taglio più per bambini, a quelli con contenuti più adulti di Sega. E fu questa la strategia vincente di Kalinske e soci, poi proseguita da Sony: trasformare i videogiochi in una attività da adulti.
La Sega americana capovolse le quote di mercato anche grazie all'introduzione della violenza nei videogiochi, cosa che negli Usa scatenò numerose polemiche. Spesso si legge di un Kalinske che si rammarica per quella scelta di Sega, a lui non piaceva la violenza, ma quelli erano affari e loro dovevano superare Nintendo. Ovviamente è una scusante assai ipocrita.
Grande spazio è dato dalle strategie che portarono allo sviluppo e al lancio americano (ma anche europeo e giapponese) di Sonic, che diventò l'avversario di Mario.
Non mancano le considerazioni sul perché la Sega ebbe il crollo di vendite del 1995. La causa fu dovuta alle divergenti strategie tra SoA e SoJ (Sega oj Japan), e visto che quest'ultima era quella a comandare, gli errori decisionali giapponesi stroncarono Sega of America.

Assieme al libro è distribuito un bel poster con le console di Nintendo e Sega del periodo, peccato che il Dreamcast non è mai citato ( e mi pare neanche il Virtual Boy), ed altre console lo sono solo marginalmente. Alla fine tutto il libro si concentra sul Sega Genesis e sullo SNES.
Ergo non fatevi fuorviare dal poster ;)

mercoledì 12 agosto 2015

Go Nagai Robot Collection 68 Maschere di Ferro



Personalmente trovo molto democratico che la Fabbri abbia voluto mettere sotto i riflettori anche la più classica "carne da cannone", come i soldati di Mikenes e Haniwa prima, ed ora le Maschere di Ferro. La fama va sempre ai buoni e a qualche capoccione/a dei cattivi, la soldataglia serve solo come vittima sacrificale di ogni puntata T_T
La scelta della Fabbri va encomiata, è come se avessere deposto una corona di fiori al monumento del Milite Ignoto!
Come?
Prego?
Scusi?
La Fabbri sta solo riempiendomi la casa di modellini e decurtandomi, nel contempo, lo stipendio?
No, non ci credo :]
Finito il teatrino, un commento alle Maschere di Ferro: non mi hanno mai ispirato.
Non penetravano nella terra come i soldati Haniwa.
Non avevano l'onore di essere maciullati dal Grande Mazinga come i soldati di Mikenes.
Non lanciavano i missili dalle braccia come i Catloo della Marchesa Yanus.
Non erano i primi soldati nemici visti in tv come queli dell'esercito di Vega.
Io, sinceramente, mi auguro che ora non pubblichino anche gli Elmetti di Ferro del Conte Blocken...
Comunque, una volta che si ha l'ambizione di mettere in commercio dei modellini che vogliono coprire tutto (o quasi tutto, spero) il panorama dei robottoni classici gonagaiani, inserire anche la semplice truppa mi pare il minimo. In fondo nelle puntate loro c'erano sempre e più di chiunque altro.




La coloritura nera dei fori sulla maschera di ferro delle Maschere di Ferro mi sa che l'hanno fatta un po' strabica... non che fosse facile centrare quel buchino, sia chiaro. Lo si nota solo con una foto da vicino, che come sempre rende un po' impietoso il giudizio sull'abilità di chi ha eseguito il lavoro.
Quanto sarei curioso di sapere quanto tempo hanno queste persone per completare ogni pezzo, e in quale ambiente di lavoro operano. 



sabato 8 agosto 2015

"Ventimila leghe sotto i mari" (1970) - Ovvero fantasia e cruda realtà nei film per bambini della Toei


Come ho già scritto nella prima recensione de "Gli allegri pirati dell'isola del tesoro" questi film della Toei Animation, oltre ad essere spesso il primo contatto con l'animazione giapponese per noi bambini di allora, hanno dei contenuti che possono sorprendere. Sono storie di grande fantasia, pieni di gag umoristiche, ma non disdegnano di mostrare azione, morti e sofferenze. E' subito chiaro che già nei primi anni '70 gli anime erano tutt'altra cosa rispetto all'animazione del resto del mondo, in particolare statunitense ed italiana.
Per quanto riguarda "Ventimila leghe sotto i mari", a differenza de "Gli allegri pirati dell'isola del tesoro", lo vidi per la prima volta in televisione, la mia memoria mi dice su Milano Tv. Venne quindi acquistato dalle nascenti tv private, in febbrile ricerca di programmi per riempire i loro palinsesti televisivi, e con i "cartoni animati giapponesi" avevano trovato un prodotto che piaceva e che costava poco. Non fosse altro perché ormai già ampiamente ammortizzato, come questo film del 1970.
Tra le cause di tanta fascinazione per gli anime c'erano di certo le colonne sonore, in particolare quella di questo film verrà riutilizzata per la successiva serie "Ryu il ragazzo delle caverne" (1971), che da noi venne, però, trasmesso prima del film (vado sempre a memoria). Quindi il tema musicale (cioè la BGM) del tirannosauro Tirano in "Ryu il ragazzo delle caverne" è il medesimo dei "mostri di fuoco" in questi film.
Nei primi anni '70 a quanto pare la Toei Animation seguiva in parte l'usanza disneyana di inserire canzoni/parti musicali strumentali nei suoi film, capita sia ne "Gli allegri pirati dell'isola del tesoro" (con ben due canzoni tradotte in italiano), che in questo film. Addirittura tolsero il cantato giapponesi dalla opening, cosa che successe pure per "Gli allegri pirati dell'isola del tesoro". Tra l'altro questa parte del film con il ballo sotto al mare, cioè la festa in onore di Isamu e per il ritorno della principessa Angela, è la parte più brutta...
Da notare che Isamu una volta tanto non è un orfano, ha entrambi i genitori, che nel film si vedono, e che soffrono per l'assenza del figlio. Cosa che porterà, a mio avviso, in coda al film all'inserimento di alcuni dialoghi inventati dagli adattatori italici. A grandi linee mi pare che il doppiaggio sia accettabile, purtroppo non ho mai visto il film con sottotitoli fedeli all'originale, quindi non posso esserne certo. Ci sono, però, alcuni punti in cui il doppiaggio è un po' caotico.
I motivi che penso mi spinsero ad innamorarmi di questo film, oltre al feeling di base con l'animazione nipponica, furono:
un protagonista che giocava a pallone come noi bambini italiani (con una maglietta assai figa);
il fatto che Isamu avesse come animaletto un ghepardo che giocava a pallone meglio di me T_T
dei terribili Godzilla che sputavano palle di fuoco disintegranti!
qualche fotogramma ambientato in Italia;
scene di azione serie, non disneyane.

Isamu e la sua virtuosa palleggiatrice Cita, chi non vorrebbe avere un gattone così?



Il terribile Mostro di Fuoco...





La scena veneziana, oppure no?
Da questi pochi fotogrammi posso desumere che i giapponesi conoscessero dell'Italia solo pochi stereotipi geografici, potevano almeno prendere un libro di geografia, no?
Più sotto la spiegazione a questo mio commento.



venerdì 7 agosto 2015

"Black Hole" - Mondadori 1980



Dato che, a parte i Topolino, non sono mai stato un fan della Walt Disney neanche da bambino, i post sulla casa di produzione statunitense sono abbastanza scarsi. In tutto sono solo 6 su 689 post totali, se poi si tolgono dal conto i tre su Topolino, che esistono solo in quanto contenevano articoli sugli anime, ne rimangono due (tre con questo).
Ho però riflettutto sul fatto che, in realtà, dovrei mettere l'etichetta "Walt Disney" su tutto quello che si sono comprati negli ultimi anni T_T
Vabbè... questo cartonato non contiene chissà cosa, oltre alla storia in forma assai succinta, ci sono numerose immagini di grande formato. Gran parte delle immagini sono le medesime dell'album di figurine Panini "The Black Hole", però non in formato figurina.

Tutto iniziò la vigilia di Natale del 2193... devo dire che alla Disney furono furbi, ambientarono il film in un periodo temporale moooolto in avanti, non si corre il rischio dell'effetto postumo "Spazio 1999", che se lo guardi dal 2000 in poi ti rendi conto che manco ci andiamo più sulla Luna...




A mio avviso uno dei tanti errori del film fu quello di arruolare nel cast l'Anthony Perkins di "Psycho"... cioè... non puoi stare nello spazio buio e profondo in compagnia di Norman Bates...
Già dover dividere lo spazio vitale con quel simpaticone di Ernest Borgnine non doveva essere facile, ma pure con un serial killer...



lunedì 3 agosto 2015

"I genitori di Imola VS Goldrake e Mazinga" episodio IV - 6 articoli su "Il Messaggero" 9 aprile 1980



Il 9 aprile del 1980 "Il Messaggero" di Roma dedicava ben sei articoli ai cartoni animati giapponesi. Cinque erano sulla petizione anti robottoni dei 600 eroici genitori di Imola, il sesto sul sondaggione "E' meglio Pinocchio o Mazinga?" proposto dal programma radiofonico "Game".
Quindi siamo alla quarta puntata (parte 1parte 2parte 3) della carica dei 600, e come a Balaklava alla fine sarà sconfittà, visto che quegli anime robotici stanno vivendo una seconda primavera.
Il fatto che un quotidiano nazionale, anche se più incentrato sul centro-sud Italia, come "Il Messaggero" dedicasse tanto spazio ai cartoni animati giapponesi, in un periodo storico in cui i problemi in Italia non mancavano di certo, è l'ennesima prova di quanto devastante fu per gli adulti di allora lo sbarco di quei primi anime.
Ovviamente non per tutti gli allora adulti, infatti "Il Messaggero" offre anche una voce a favore dei cartoni animati giapponesi, l'immancabile Oreste del Buono.
Addirittura in questo numero de "Il Messaggero" Goldrake ha un richiamo in prima pagina!




"Basta con i programmi della violenza"!
"Basta con le caxxate!", avrei voluto dire io...



domenica 2 agosto 2015

Exhibition Go Nagai



TITOLO: Exhibition Go Nagai
AUTORE:
CASA EDITRICE: Nagai Gō Seikimatsuten Jikkō Iinkai (?)
PAGINE: 190
COSTO: variabile, intorno ai 35/40 euro
ANNO: 1998
FORMATO: 29 cm x 23 cm
REPERIBILITA': Reperibile su internet
CODICE ISBN: 
Non è un artbook recente, però contiene numerose chicche, oltre a tanti disegni di Go Nagai. Purtroppo il testo è interamente in giapponese, però a farla da padrone sono naturalmente le immagini, quindi, a mio avviso, l'acquisto è motivato. Per quanto mi riguarda l'ho recuperato all'ultima Cartoomics, era parecchio che lo notavo in varie fiere del fumetto, ma aveva sempre un prezzo superiore ai 40/50 euro, stavolta, forse anche complice le ultime ore della fiera, l'ho strappato intorno ai 30 euro.
In questo artbook ho scovato due articoli giornalistici che ho già postato sul blog:


L'artbook è composto da 5 capitoli. Nel primo ci sono numerose foto di Nagai, dalla fanciullezza al periodo precedente alla stampa di questo libro. Il primo capitolo è completato da disegni nominati "Sketch Book" e "Unreleased Works".
Il secondo capitolo è dedicato ai manga (Comics), con copertine sia a colori che in bianco e nero, oltre a singole tavole.
Il terzo capitolo è formato da disegni ispirati ai seguenti gruppi:
"Tv Animation Series"; "Theatrical Animation Features"; "Original Video Animation Features"; Features Directed on Go Nagai"; "Live Action Features"; "Comics based on Go Nagai's Works"; "Novels based on Go Nagai's Works".
Il quarto capitolo è il mio preferito, assieme al quinto, in quanto ci sono le "Figures", compresi i giocattoli anni '70. Il "Merchandising" e il "Digital Entertainment" (i videogiochi) concludono il quarto capitolo. Nel quinto ci sono i succitati due articoli giornalistici, inseriti nel paragrafo "Articles From The Foreign Press", secondo me quello italiano non devono averlo tradotto, altrimenti non l'avrebero inserito, visti i toni negativi. Nel quinto ci sono anche varie edizioni delle opere di Go Nagai in "Overseas Comic Books", i giocattoli europeri in "Overseas Merchandising".
L'artbook si conclude con quall che penso sia cronologia delle opere di Nagai.
Ho preferito concentrarmi sulla parte giocattolosa dell'artbook.



Per chi lo sa leggere ecco l'indice.