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martedì 3 ottobre 2017

Il cristianesimo in Giappone e la seconda ambasceria nipponica in Europa



TITOLO: Il cristianesimo in Giappone e la seconda ambasceria nipponica in Europa
AUTORE: Giuseppe Sorge  
CASA EDITRICE:  Editrice Clueb Bologna
PAGINE: 118
COSTO: 3 €
ANNO: 1991
FORMATO: 21 cm x 15 cm 
REPERIBILITA': sul web     

CODICE ISBN:

Quando venne pubblicato questo saggio era, probabilmente, uno dei pochi sull'argomento, mentre oggi si può leggere il più recente (2013) “1615 un giapponese in viaggio verso Roma, il resoconto di Hasekura Rokuemon “, però questo saggio è la prosecuzione del primo scritto di Giuseppe Sorge (link), ergo hanno un valore d'insieme.
Noto che il saggio del 2013 tende a dare più importanza a questa seconda ambasceria, rispetto a presente scritto di Sorge.
La seconda ambasceria giapponese in Europa fu ispirata dal francescano Luigi Sotelo, promossa dallo shogun Tokugawa Ieyasu e dal daimyo Date Masamune. Il periodo, però, era già quello delle persecuzioni dei cristiani, e della successiva cacciata dei missionari europei, quindi in una congiuntura ben poco favorevole, molto meno della prima ambasceria.
Nel primo capitolo sono illustrate le beghe politico religiose tra i vari ordini religiosi in base alla nazionalità, cioè portoghesi e spagnoli, in relazione agli interessi coloniali delle due nazioni. Capitolo che mi ha interessato poco.
Capitolo due sugli organigrammi ecclesiastici del periodo in Asia e Giappone, probabilmente necessario in un saggio del genere, ma per nulla interessante da leggere.
I primi due capitoli servirebbero per spiegare che ai gesuiti, che avevano avuto inizialmente il monopolio dei missionari in Giappone, si affiancarono anche i francescani, con relative gelosie e lotte intestine.
Il terzo capitolo spiega gli scopi della seconda ambasceria nipponica, che erano diversi a seconda dei promotori. Sotelo, oltre alla questione religiosa e al prestigio personale, voleva rinsaldare i legami tra Spagna e lo shogunato, nel momento in cui entravano in scena i protestanti olandesi. Il daimyo Date Masamune ambiva ad aumentare la sua ricchezza e a trovare una sponda militare in un suo futuro tentativo di diventare esso stesso shogun. Lo shogun Tokugawa Ieyasu, che avrebbe iniziato la cacciata dei missionari, pensava ancora ai vantaggi economici dei rapporti commerciali con la Spagna.
Il quarto capitolo illustra le richieste ufficiali dello shogunato alla Spagna per rapporti commerciali stabili. Vengono spiegati i potenziali vantaggi per i giapponesi, e perché gli spagnoli non erano, invece, interessati, e quindi respinsero tali offerte.

Nel quinto capitolo viene riportata la situazione dei cristiani in Giappone. Nel 1582, alla morte di Oda Nobunaga, esistevano oltre 200 chiese e circa 150 mila cristiani. Già Toyotomi Hideyoshi iniziò a nutrire sospetti sugli scopi dei missionari cristiani, e a temere l'influenza sul popolo e nobili convertiti. Sospetti, divenuti certezze per Hideyoshi, durante un colloquio con il superiore dei gesuiti, Gaspar Coelho, avvenuto il 24 luglio 1587. Infatti il gesuita, probabilmente in maniera innocente, si rese disponibile a convincere i daimyo cristiani ad appoggiarlo nella sua guerra per l'unificazione del paese. Con quella frase il gesuita palesava l'influenza del clero cristiano negli affari interni giapponesi, la sera stessa Hideyoshi emanò il decreto di espulsione dei gesuiti dal Giappone. Purtroppo il capitolo è un po' troppo breve.
Il sesto capitolo è incentrato sulla partenza della seconda ambasceria, il 16 ottobre 1613, in un contesto molto diverso dalla prima ambasceria. A capo di questa seconda ambasceria c'era il francescano Luigi Sotelo e l'ambasciatore Hasekura Tsunenaga, che venne battezzato solo in Spagna. Le 150 persone dell'ambasceria giunsero in Spagna il 5 ottobre 1614, ed il capitolo espone l'itinerario fino a Roma e le autorità che incontrò. Dato che l'ambasceria era organizzata da un francescano, i gesuiti ne sminuirono la rilevanza ben prima che questi arrivarono a Roma, informando nobili ed autorità religiose che Hasekura Tsunenaga era l'inviato solo di un feudatario, non del re giapponese. Il 29 ottobre 1615 l'ambasceria nipponica fece ingresso solenne a Roma, nonostante le diffidenza generali. Il 7 gennaio 1616 erano già in partenza, da notare quanto breve fu questa visita rispetto alla prima ambasceria, anche perché Sotelo e Hasekura nutrivano forti timori sulla situazione reale dei cristiani in Giappone. Arrivarono in patria il 22 settembre 1620, ed il clima era peggiorato notevolmente.
La parte iniziale del settimo capitolo riporta le persecuzioni subite dai cristiani in quei decenni, in seguito si perde nella descrizione delle beghe tra ordini ecclesiastici su chi dovesse inviare i proprio missionari.
L'ultimo capitolo contiene l'analisi dell'autore sulla seconda ambasceria nipponica in Spagna e Roma.






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